In questi giorni il tema ricostruzione è nuovamente all’ordine del giorno, complici alcune dichiarazioni del Commissario per la ricostruzione Vasco Errani e le diverse inchieste in corso. Si parla di sicurezza sismica, vulnerabilità degli edifici e di verifiche tecniche. Qualche giorno fa “Le Iene” si sono occupate di scuole e del loro indice di vulnerabilità sismica, mettendo in luce una situazione preoccupante e talvolta vergognosa.
“Non si può tentare la fortuna con la vita dei figli“, afferma una mamma che vive a 30 Km dall’epicentro dell’ultimo terremoto del 18 Gennaio. Dal 24 Agosto lo sciame sismico non si è arrestato, ma i bambini ed i ragazzi continuano a frequentare scuole non idonee o sulle quali non è stata effettuata alcuna valutazione tecnica di sicurezza. Si tratta di edifici che ad ogni scossa subiscono nuovi danni che vengono puntualmente sistemati in maniera approssimativa. Sono edifici che apparentemente sembrano ristrutturati, ma che non danno alcuna sicurezza scientifica di stabilità: come la scuola Capranica di Amatrice che, nonostante il restauro del 2012, fu devastata e distrutta dalle scosse del 24 Agosto.
L’unico paramento che rende un edificio antisismico è l’indice di rischio legato alla vulnerabilità sismica: esso si misura in valori compresi tra 0 e 1, dove 0 corrisponde ad una stabilità minima, con un conseguente massimo rischio di crollo in caso di terremoto, mentre 1 corrisponde agli edifici antisismici che possiedono una buona resistenza alle scosse senza subirne danni strutturali.
Come spiega l’Ingegnere Alessandro Martelli, esperto di sistemi antisismici, Presidente dell’associazione nazionale GLIS (GLIS – Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica) e Vice-Presidente dell’Anti-Seismic Systems International Society (ASSISi), che con l’ENEA si batte da anni per un miglioramento strutturale degli edifici ed ha collaborato durante il sisma che ha colpito L’Aquila nel 2009: “Se una scuola possiede un indice di rischio pari a 0.2 deve essere chiusa. L’indice di rischio su una scuola deve essere 1, perché se è 0.3 vuol dire che se arriva il 30% del valore aspettato, l’edificio si danneggia”, e non è possibile correre questi rischi quando in gioco c’è la vita di molti ragazzi. Martelli prosegue “Sono contrario, per quanto riguarda le scuole, alla politica che incentiva il cosiddetto ‘miglioramento sismico’. Piuttosto che fare tutto e male, – prosegue – facciamone qualcuna bene. Molti fanno confusione tra miglioramento e adeguamento: adeguamento vuol dire rendere la struttura resistente allo stesso grado di sicurezza che avrebbe se fosse nuova.” Naturalmente l’Ing Marinelli è consapevole dell’ingente lavoro e spesa economica che lo Stato dovrà affrontare, ma è una conseguenza, in quanto “per sistemarle tutte sono necessari 50-60 anni, con una spesa incredibile che è il risultato di un’inerzia decennale”.
Le situazioni allarmanti sono svariate e diffuse in tutta la penisola. Uno dei casi più eclatanti è quello di Ascoli Piceno, città nella quale nessuna scuola ha la valutazione di vulnerabilità sismica. Alcuni Presidi hanno rassicurato i genitori, come se bastasse attuare delle opere di ristrutturazione generiche per avere una sicurezza sismica. Le variabili che rendono un edificio antisismico non sono legate ad estetica o opinioni, bensì a delle perizie tecniche che dovrebbero pertanto essere inconfutabili.
La politica dell’appossimazione non fa sconti alle scuole. E’ un circolo vizioso: ci si dimentica della prevenzione, arriva l’emergenza, si corre ai ripari. Ma non è la stessa cosa perché “quando si lavora in emergenza non ci sono regole, si fa tutto in fretta. Si danno i contratti al di fuori di tutte le regole ordinarie”, con conseguenze non certo positive. Del resto, sottolinea l’Ing. Marinelli, “riparare dopo un terremoto costa 3 volte di più che mettere a posto prima. I soldi dopo li dobbiamo trovare, e quindi li troviamo, allora cerchiamo di trovarli prima. Qual è il problema dal punto di vista dei politici? Una cosa non avvenuta, non ha un risultato positivo dal punto di vista ‘politico'”
Ed in effetti è proprio così: la prevenzione non ha un riscontro immediato in termini di visibilità e campagna politica, pertanto si tende a rinviarla, preferendo investire in opere meno rilevanti, ma con un maggiore impatto sociale e di visibilità sulla popolazione. Qualche eccezione fortunatamente esiste, come il Comune di Giulianova, nel quale tutte le scuole hanno gli indici di vulnerabilità sismica e, quelle che risultavano inadatte, sono state adeguate. Il problema è complesso e non di immediata soluzione, gli impedimenti burocratici e culturali sono notevoli, ma non possono costituire un alibi. Sia in termini economici che di sicurezza la prevenzione risulta una scelta vantaggiosa, ed allora, nonostante l’oneroso lavoro, la soluzione non sarebbe poi così difficile: basterebbe programmare un Piano di intervento a lungo termine, affidandosi a dei seri e competenti professionisti, come l’Ing. Martelli, e adeguare sismicamente tutti gli edifici secondo un ordine di priorità che dovrebbe tenere in considerazione il luogo in cui si trovano, il rischio sismico e la funzione che assolvono. Una soluzione non immediata, ma concreta, non più fatiscente come fatiscente era la scuola di Amatrice o quella elementare di San Giuliano di Puglia dove persero la vita 27 bambini; una soluzione che anziché lavorare sommariamente per un presente distratto, aspiri a garantire un futuro dignitoso a tutti coloro che, giorno dopo giorno, lottano per renderlo tale.