Fa rabbia raccontare questa storia!
Il giorno di Ferragosto 2016 a Rio sono in calendario le Regate veliche della categoria 470. Ci sono equipaggi arrivati da tutto il mondo, ma ci sono anche tanti volontari impegnati nella Organizzazione di queste regate. Tra questi un italiano Antonio Spinelli, un appassionato orgoglioso di essere presente a Rio, impegnato con altri giovani ragazzi come lui, sulla barca che deve tracciare con delle boe il campo di regata e segnare la linea di partenza ed arrivo.
Ha a disposizione un gommone con un motore potente, buon per lui….
Antonio racconta in un articolo su La Stampa:
“Tutti concordano su una cosa: senza i volontari non ci sarebbero le Olimpiadi. Il più delle volte, fanno lavori semplici, anonimi, noiosi, ma indispensabili. Uomini e donne di ogni età che orgogliosi e fieri indossano una divisa che li contraddistingue, e io sono uno di loro…”
Ed ancora:
“Dopo due giorni di allenamento siamo diventati una macchina da guerra che era pronta a dare la partenza della prima regata. È stato solo in quel momento che ho realizzato dove mi trovavo e che cosa stessi facendo: elicotteri, televisioni, grande tensione a bordo, fasi concitate con urla e grida in acqua! Mi trovavo in un luogo e in un momento sognato da tempo, con gli occhi del mondo che ci stavano guardando: partecipavo alla mia prima Olimpiade!”
Tanto entusiasmo però presto svanisce.
Era il 15 di agosto 2016, le previsioni erano di poco vento, inizialmente, poi era previsto l’arrivo di vento forte da sud-est, nel tardo pomeriggio.
“Poco dopo le 3 del pomeriggio ci è stato ordinato dal capo delle commissioni di regata di uscire dalla baia e di posizionare il campo di gara di fronte alle isole di Niteroi. Ci siamo guardati tutti increduli, ma tutti in fila dietro al nostro catamarano giuria siamo usciti in mare aperto, abbiamo raggiunto l’area e velocemente abbiamo posizionato il campo. Eravamo tutti consci che il rischio di trovarsi là fuori in mezzo a 30-40 nodi di vento era altissimo, perciò bisognava far concludere la regata e rientrare al più presto”.
A pochi minuti dall’inizio dello Start, mentre tutte le barche erano sparpagliate, dietro la linea di Partenza, ecco arrivare la prima raffica, poi altre in successione a 30 nodi. In un attimo le onde si sono alzate….
A questo punto conviene lasciar proseguire Antonio Spinelli:
“In pochi istanti l’inferno, raffiche a 50/60 nodi, barche cappottate, alberi rotti, vele strappate, onde di 5/6 metri. Noi e gli altri gommoni-boa abbiamo iniziato a percorrere su e giù il campo di regata per individuare le barche che avevano problemi o che non erano ancora state raggiunte dalle loro barche d’appoggio, che faticavano moltissimo a navigare, con i loro motori da 50 a 60 cavalli. Almeno, i nostri 300 cavalli e uno scafo progettato per quelle condizioni ci davano un minimo di sicurezza in più.”
“Sono state due ore di altissima tensione, dalla nostra barca-giuria è arrivato l’ordine di lasciare affondare le imbarcazioni e di salvare i velisti.”
“Per fortuna non ce n’è stato bisogno. Mi rifiutai di pensare che qualcuno potesse cadere in acqua. In quelle condizioni sarebbe stato praticamente impossibile vederlo e recuperarlo. Per più di un’ora abbiamo trepidato per la sorte del team femminile di Israele: non ricevevamo più il loro segnale GPS e abbiamo tirato tutti un gran sospiro di sollievo quando alla radio abbiamo sentito: “Israel woman in port, GPS out”.
“Il vento era così forte e le onde così alte che quando risalivano controvento dovevamo pilotare in due, uno al timone e l’altro alla leva dell’acceleratore, sbattevamo sulle onde talmente forte che era impensabile lasciare una mano da una presa sicura, saremmo certamente caduti o peggio ancora sbalzati fuori bordo in un attimo. La raffica più forte registrata? 66 nodi! “
“È vero, alla fine tutto è bene ciò che finisce bene, ma poteva non finire così. In quel giorno sono state prese decisioni irresponsabili che hanno messo a rischio la vita di decine di persone. Non è stato un evento eccezionale imprevisto, tutti sapevano, lo sapevo io che ero l’ultimo della classe. Ma qualcuno non ha voluto ascoltare.”
Fa rabbia questa storia, fa rabbia perché è capitata proprio durante delle Olimpiadi, in una occasione di Sport, importante. Quante volte ci è stato insegnato che “lo Sport è scuola di vita”.
Questa volta però cosi non è stato!
“Mi auguro”, conclude Antonio Spinelli, “ che chi ha dato quell’ordine non metta mai più piede su un campo di regata!”
E come dargli torto !