Torna in Italia l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione o confezionamento sulle etichette alimentari. Il Consiglio dei Ministri ha varato oggi lo schema di decreto attuativo che lo reintroduce dopo la sua abolizione in seguito al riordino della normativa Ue sull’ etichettatura. Giunge cosi’ a termine un percorso avviato il 6 novembre 2015 in cui il governo dava il via libera al disegno di legge di delegazione europea che modificava il regolamento Ue 1169/2011 sull’etichetta europea (in vigore dal 13 dicembre 2014) che aveva eliminato l’obbligatorieta’ dell’indicazione dello stabilimento, prevista invece dalla precedente norma italiana. L’Italia, spiega il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha stabilito la reintroduzione per garantire, oltre che una corretta informazione al consumatore, “la rintracciabilita’ immediata degli alimenti da parte degli organi di controllo”. Lo schema di decreto sara’ inviato ora alle Commissioni agricoltura di Camera e Senato per i pareri. La legge di delega – precisa il Mipaaf – affida la competenza per il controllo del rispetto della norma e l’applicazione delle eventuali sanzioni all’Ispettorato repressione frodi (Icqrf). Il provvedimento prevede un periodo transitorio di 180 giorni, per lo smaltimento delle etichette gia’ stampate, e fino a esaurimento dei prodotti etichettati prima dell’entrata in vigore del decreto ma gia’ immessi in commercio.
“Questo provvedimento – ha commentato il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina – si inserisce nel lavoro che stiamo portando avanti per dare massima informazione ai cittadini sugli alimenti che consumano. Per questo abbiamo voluto inserire di nuovo l’obbligo di riportare in etichetta lo stabilimento di produzione dei cibi. Diamo una risposta anche alle tantissime aziende che hanno chiesto questa norma e hanno continuato a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette”. “Il nostro lavoro – conclude Martina – non si ferma qui, porteremo avanti la nostra battaglia anche in Europa, perche’ l’etichettatura sia sempre piu’ completa”.
Sul provvedimento e’ critico il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia: “Aver abrogato l’obbligo di indicazione dello stabilimento d’origine in etichetta a livello comunitario e poi averlo reinserito con un provvedimento esclusivamente nazionale non applicabile ai prodotti alimentari fabbricati fuori Italia e mandati sugli scaffali del nostro paese – dice all’ANSA – e’ un grosso passo indietro che penalizza i produttori italiani e inganna i nostri consumatori”. “Come sosteniamo da sempre – prosegue – queste battaglie di trasparenza piu’ che legittime vanno vinte a Bruxelles, altrimenti un qualsiasi imprenditore tedesco o francese con una semplice ragione sociale a qualsiasi titolo nel nostro paese puo’ spacciarsi per italiano (senza obbligo di indicare la sede di produzione) con gravi danni per tutto il nostro sistema”. Coldiretti apprezza il ritorno in etichetta dell’indicazione obbligatoria dello stabilimento di produzione e invita “ora ad accelerare sull’obbligo di aver indicata l’origine della materia prima per tutti i prodotti alimentari, a cominciare dalla pasta”.