Se le emissioni di gas terra continuano a mantenersi sui livelli attuali, tra trent’anni gli oceani del globo diventeranno come dei calderoni di acqua acida e senza ossigeno, invivibili. Lo rivela l’analisi condotta da un team internazionale di ricercatori guidato dal Centro oceanografico britannico. Pubblicato su Nature Communications, lo studio evidenzia i tanti fattori di “stress” che contribuiranno a compromettere gran parte degli ecosistemi oceanici sul pianeta se non si porrà un freno alle emissioni di gas a effetto serra. Al ritmo attuale, spiegano i ricercatori, già entro 15 anni la metà degli oceani risulterà alterata, con conseguenze su ogni abitante del mare. Entro il 2050 tale percentuale salirà all’86%, quindi corrisponderà a più di quattro quindi degli oceani: le acque diventeranno più acide, più calde e con livelli di ossigeno sempre minori.
Le principali conseguenze si riverseranno sopratutto sulla catena alimentare e – come in un circolo vizioso – anche sul clima. Gli ecosistemi marini, sottolineano gli scienziati, sono infatti la fonte principale di proteine, di cibo, per una persona su sette nel mondo. Senza contare la funzione di regolazione che gli oceani svolgono sul clima terrestre assorbendo e immagazzinando l’anidride carbonica dell’atmosfera. Secondo i ricercatori con l’adozione di azioni volte a contenere i cambiamenti climatici, a mitigarne gli effetti, come quelle delineate dal panel intergovernativo sul clima (Ipcc) e promesse dalle nazioni con l’accordo di Parigi, le alterazioni previste rallenteranno.
Si tratta di azioni che, se mantenute, faranno “guadagnare” vent’anni agli oceani: una finestra di tempo che potrebbe permettere ad un maggiore numero di creature marine di adattarsi, ad esempio di migrare verso regioni con condizioni più favorevoli. Risulta ancora impossibile capire chi effettivamente sarà in grado di adattarsi e vincere questa sfida e chi invece soccomberà. Un altro studio, pubblicato qualche settimana fa, ha evidenziato come i cambiamenti climatici rischino di scatenare carestie e grandi mutamenti ecologici nei fondali degli oceani profondi, che costituiscono il più grande habitat del mondo. Si prevede che entro la fine del secolo l’aumento delle temperature dimezzerà la disponibilità di cibo. La diminuzione di ossigeno – indicata come uno dei principali fattori di stress degli oceani – è stata quantificata per la prima volta solo di recente: il 2% è stato perso negli ultimi 50 anni.