Continua ad essere preoccupante la situazione climatica e ambientale. E’ stato rilevato infatti un doppio record negativo per l’estensione dei ghiacci polari: a marzo nell’Artico è stato registrato il minimo invernale di tutti i tempi, mentre in l’Antartide è stata la peggiore estate da quando si eseguono le rilevazioni. Lo rivelano i dati elaborati dalla Nasa e dal National Snow and Ice Data Center (Nsidc) con sede nel Colorado. In generale durante l’arco dell’anno si assiste ad un cambiamento nell’estensione dei ghiacci ai poli, con il raggiungimento dei loro massimi al termine della stagione invernale, normalmente a marzo per l’Artico e settembre per l’Antartide. Si tratta di una variazione di massimi e minimi attentamente monitorata da satellite a partire dal 1979 al fine di comprendere e studiare i cambiamenti climatici in atto per tentare di prevederne l’evoluzione.
Quest’anno la situazione è stata particolarmente complicata, limitando la crescita della calotta glaciale al polo Nord sopratutto a causa di una combinazione di temperature al di sopra della media, venti sfavorevoli alla formazione di ghiaccio e una serie di tempeste. La massima estensione si è registrata il 7 marzo, con 14,42 milioni di chilometri quadrati, ossia 97mila chilometri quadrati in meno rispetto al precedente record negativo registrato il 25 febbraio del 2015, e 1,22 milioni di chilometri in meno rispetto alla media dei massimi avuti tra il 1981 e il 2010.
La situazione non migliora nell’emisfero Sud: il 3 marzo si è infatti registrato il minimo estivo di sempre, con 184mila chilometri quadrati in meno rispetto al record precedente, del 1997. Il nuovo dato arriva in controtendenza con quelli registrati negli ultimi anni, che indicavano un aumento dei ghiacci nell’oceano Antartico (diversamente da quanto sta avvenendo da anni nell’Artico). “Con questo minimo storico – ha commentato Walt Meier, del Goddard Space Flight Center della Nasa – si è tentati di dire che anche l’Antartide si sia messa al passo con il riscaldamento globale”. Tuttavia, ha aggiunto, potrebbe trattarsi solo di un caso estremo all’interno della normale variabilità, per capire se la tendenza sta cambiando davvero serviranno altri anni di osservazioni.