Il “gender gap” è un tema che viene spesso affrontato, soprattutto di questi tempi. Al di là della lettura del mondo reale, anche la nuova dimensione del web può fornire informazioni interessanti e curiosità sui generi. Per questo motivo idealo – il portale di comparazione prezzi per gli acquisti digitali – ha messo a confronto i big data che parlano di gender gap e e-commerce in particolare. Ecco tutti i risultati della sua ricerca.
Confrontando i punteggi assegnati ai paesi europei dal Gender Inequality Index (GII) delle Nazioni Unite e le percentuali di acquisto delle donne negli ultimi mesi in Europa secondo l’Eurostat, idealo ha messo in luce un parallelismo: migliori sono gli indicatori che denotano la parità di genere in un paese, più grande è la percentuale relativa al numero di donne che acquistano on-line; minori sono gli indicatori, invece, più basse saranno le attività delle e-consumer. Grazie ad un recente sondaggio sui consumi digitali in Italia, realizzato da idealo con l’Istituto SSI (Survey Sampling International), sono state rilevate le principali differenze tra maschi e femmine nel mondo degli acquisti online.
Gli uomini sono più intensivi delle donne in fatto di compere su internet; comprano infatti con una frequenza di 1 o più volte alla settimana per il 31,1% (contro il 24,9% delle donne). Sono attirati dal settore computer ed elettronica (per il 78%) molto più che da moda e cultura; sono più avvezzi all’uso delle app per lo shopping via internet (25% contro il 23%) e quando si informano su novità, prodotti o servizi nuovi, lo fanno sì attraverso i social network (per il 30%), ma con una preferenza netta per quel che riguarda Twitter (31% contro il 17% del mondo femminile).
Le donne comprano online per lo più (34,2%) con una frequenza di 2 o 3 volte al mese; mostrano di apprezzare leggermente più degli uomini il mondo del web quando si tratta di mettere a confronto prodotti o offerte; primeggiano in settori come abbigliamento e calzature (76% contro il 60% maschile) e libri (donne al 74% contro uomini al 67%). Per quanto riguarda gli strumenti per fare shopping, mostrano di preferire più degli uomini lo smartphone (27% contro 21%). Per rinformarsi sulle novità anche loro scelgono i social network, ma con una nettissima preferenza per Facebook (al 97%). Parlando di gender gap e di shopping online possiamo trovare due filoni: settori dove il tema del gender non influisce e dove maschi e femmine acquistano in maniera paritaria e settori dove la differenza tra uomini e donne si sente molto, soprattutto in termini di acquisti e prezzi.
Nel primo gruppo possiamo annoverare settori dove uomini e donne investono in maniera quasi identica: parliamo di cura della casa e dei figli (ad esempio: arredo casa, cura del giardino, giocattoli). Nel secondo troviamo tre settori specifici: Tech, Sport e Beauty. I primi due vedono primeggiare gli uomini in fatto di percentuali di acquisto, rispettivamente con +18% e +12% rispetto alle donne; il terzo vede le donne in vantaggio con il 26% in più a loro favore. Nelle aree merceologiche Beauty e Sport le differenze di genere si sentono anche nel fattore prezzi.
È il caso della famigerata pink tax, una maggiorazione di prezzo per alcuni tipo di prodotto nella loro versione “femminile”. Nel settore Beauty, in particolar modo riferendosi a profumi e deodoranti, idealo ha confrontato i prezzi di 120 prodotti, nelle loro versioni maschili e femminili – attraverso i portali e-commerce di oltre cento profumerie in tutta Italia.Il risultato? Lle donne pagano una maggiorazione su profumi e deodoranti nel 64% dei casi presi in esame. Nel settore Sport idealo sembra invece aver rilevato una sorta di “blue tax”, ovvero una maggiorazione di prezzo per gli articoli sportivi nella loro versione maschile. Non è un caso, infatti, che secondo i dati Istat analizzati da idealo sulle attività sportive in Italia, gli uomini che si dedicano ad uno sport in maniera regolare sono il 28,3% contro il 19,5% delle donne.
“Il gender gap è sicuramente un tema sentito, anche in Italia, non solo in settori “alti” – come l’istruzione, il mercato del lavoro, il reddito e la salute – ma anche quando si parla di consumi online…” – ha dichiarato Paolo Primi, Web Marketing Manager di idealo – “…Negli ultimi cinque anni, però, alcune cose stanno cambiando: si parla molto di più di questi temi, lo si fa su diversi livelli ed è emerso un tentativo di introdurre un cambiamento che coinvolge famiglie, case produttrici di giocattoli, retailer e governi. … un vento di cambiamento inizia a soffiare e parte da una presa di coscienza della situazione attuale e anche dalla crescita di una nuova generazione con l’aspirazione di andare oltre gli stereotipi di genere fin dall’infanzia.”