Meteo: Liguria capofila negli studi con la collaborazione di Arpal-Cima

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“La Regione Liguria e il mio assessorato sono profondamente impegnati a investire risorse per accrescere le conoscenze nel capo della meteorologia. Per comprendere i fenomeni e’ fondamentale dare un concreto e continuativo sostegno alla ricerca scientifica. E nel farlo ci premuriamo anche di stimolare e potenziare una fruttuosa rete di collegamenti affinche’ sia sempre maggiore la sinergia tra chi si occupa della parte operativa, chi della ricerca applicata e chi invece della risposta sul campo”. Lo afferma l’assessore regionale all’Ambiente e alla Tutela del territorio, Giacomo Giampedrone nella giornata della Meteorologia 2017.

“La collaborazione tra Fondazione Cima e Arpal nella ricerca applicata alla meteorologia – continua Giampedrone – ha portato a importanti scoperte con risultati eccellenti”. Una conoscenza piu’ approfondita dei processi che determinano precipitazioni violente puo’ aiutare a spiegare fenomeni straordinari come quelli che hanno colpito la Liguria in anni recenti. I ricercatori di Fondazione Cima hanno pubblicato a gennaio 2017 sulla rivista “Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society” uno studio che spiega per la prima volta a livello internazionale quali siano i meccanismi fisici alla base di quei particolari fenomeni meteorologici che possono avvenire sulle coste del Mediterraneo occidentale e causano precipitazioni che possono raggiungere 400-500 mm di acqua in poche ore. In particolari configurazioni del campo di pressione sul Mar Ligure, una massa di aria fredda e secca proveniente dalla Pianura Padana valica l’Appennino e si porta sul Golfo Ligure dove si scontra con una corrente piu’ calda e ricca di umidita’ in arrivo dal Mar Tirreno. Sulla zona di convergenza tra le due masse d’aria cosi’ diverse si genera, a poca distanza dalla costa, una struttura temporalesca che assume la particolare forma a “V”, e viene pertanto denominata “V shape”.

La peculiarita’ di tali strutture temporalesche e’ quella di risultare quasi stazionarie e autorigeneranti. La sfida e’ riconoscere con anticipo sufficiente in quali casi, quando si abbattono sulla costa sospinte e sostenute dai venti, questi fenomeni possano causare alluvioni improvvise e devastanti, come accaduto nel 2010, 2011 e 2014. Questi fenomeni non sono necessariamente causati dal cambiamento climatico. Per il professor Luca Ferraris, presidente di Fondazione Cima “c’e’ ancora molta ignoranza sulla meteorologia. Ma queste piccole grandi scoperte sono fondamentali per costruire strumenti che consentano previsioni piu’ accurate e ci permettano di fare una migliore prevenzione“. Oggi l’obiettivo di Fondazione Cima e Arpal e’ studiare la capacita’ modellistica di intercettare dei “precursori” di questi temporali autorigeneranti. “Un elemento cruciale sara’ la commistione in tempo reale tra dati osservati e modelli – aggiunge Elisabetta Trovatore, responsabile del Centro funzionale Arpal – L’inserimento continuo di dati radar, da satellite e da sensori a terra all’interno dei codici numerici aiutera’ a migliorare la simulazione dei processi a ridosso degli eventi e contribuira’ ad aumentare la capacita’ previsionale”.

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