Fa rabbia pensare al triste epilogo che ha avuto la vicenda del giovane disperso a mare nel pomeriggio di lunedì a Cetraro.
Quando si perde la vita per in incidente a mare, ci si chiede perché questo sia potuto avvenire e se era forse evitabile.
Allora, fa rabbia pensare che, assai probabilmente, possa essersi trattato di una vera imprudenza.
L’essere usciti per mare con una piccola barca quando, come mostrato dalla breve ricostruzione proposta nell’articolo di ieri, le informazioni circa il peggioramento delle condizioni meteo erano ampiamente indicate dai vari bollettini, rappresenta una sorta di atto incosciente.
Con queste parole non vogliamo alimentare delle polemiche che, visti l’epilogo dei fatti non avrebbero più senso, ma vorremmo soltanto dire che, quando si esce per mare in particolare in periodi invernali e con piccole imbarcazioni, occorre avere sempre la massima prudenza.
Non basta dare un’occhiata al tempo, osservando il mare dalla spiaggia, occorre informarsi circa le condizioni del tempo nelle ore successive per capire se è il caso di affrontare, con i mezzi a disposizione, una breve gita.
Questa vicenda, molto triste, ricorda quella dei tre pescatori dilettanti che, nel luglio di due anni fa, persero la vita a Sellia Marina, sullo Jonio catanzarese.
Anche in quel caso, a fronte di informazioni meteo chiare disponibili, si affrontò il mare con una barca di soli 3 metri che si capovolse, senza dare scampo ai tre che non furono più ritrovati.
Fa rabbia pensare che la vicenda si sia potuta ripetere.