Ricerca, Nicolosi: italiana simbolo del successo della scienza europea, “ma non sono un cervello in fuga”

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“Non mi sento un cervello in fuga che ha lasciato l’Italia perché’ non si sentiva apprezzata. Sono andata in Irlanda semplicemente perché li’ avevo più opportunità e c’era più enfasi su ciò che erano mie priorità”. E’ la celebrazione di una storia di ricerca “made in EU” quella raccontata da Valeria Nicolosi, research professor al Trinity College di Dublino, oggi a Bruxelles insieme al commissario europeo alla ricerca, Carlos Moedas, per il decimo compleanno del Consiglio europeo della ricerca (Erc). “Mi definisco una vera europea, perche’ l’Ue ha supportato l’avanzare della carriera” ha esordito la professoressa specializzata in nanomateriali originaria di Catania. “Pensare che alcune mie idee oggi siano diventate dei prototipi e’ una sensazione incredibile“, ha continuato, ricordando che il suo primo team di ricerca costruito grazie a una borsa Erc contava 5 persone, mentre oggi ne guida 35 provenienti da 16 nazioni diverse. Interrogata sugli effetti che la Brexit potrebbe avere sul mondo della ricerca, la scienziata ha rivendicato “l’assenza di confini” del suo settore: “a prescindere da come andranno i negoziati, continueremo a fare tesoro delle nostre collaborazioni e legami con il Regno Unito, e’ inevitabile“, ha detto. Nicolosi ha poi sottolineato la necessita’ europea d’investire maggiormente in “infrastrutture, perché ne ha bisogno la ricerca di alto livello” e queste vanno “fianco a fianco” con il sapere.

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