Si è svolto a Foligno il convegno “Sequenza sismica del Centro Italia 2016-2017 – il contributo dei geologi per una ricostruzione consapevole”, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi insieme agli Ordini Regionali dei Geologi di Umbria e Marche. Al centro del dibattito, le criticità legate alla prevenzione sismica e la necessità di un salto di qualità normativo, da tempo auspicato e mai attuato del tutto.
Ad aprire il dibattito è stato Filippo Guidobaldi, Presidente Ordine dei Geologi della Regione Umbria che ha sottolineato quanto sia “importante la conoscenza del territorio e la valorizzazione delle professionalità locali delle aree del sisma, è fondamentale perseguire un divieto assoluto di costruire nelle aree di frana e in prossimità di faglie attive e capaci. Rimane il problema del rischio concreto” ha dichiarato Guidobaldi.
Della ricostruzione legata agli eventi sismici, che si sono susseguiti a partire dal 24 agosto, ha parlato Andrea Pignocchi, Presidente Ordine dei Geologi della Regione Marche. “C’è ancora molto da fare, siamo fermi soprattutto dopo il 30 agosto, mancano le cosiddette schede Fast e quelle Aedes, e non ci sono i criteri chiari per la ricostruzione relativamente agli interventi “leggeri”, ossia di quei danneggiamenti non gravi”. “Benché vi siano state diverse ordinanze indirizzate alla ricostruzione – ha aggiunto – le problematiche sono ancora aperte e lontane dall’essere risolte. Un aspetto fondamentale da mettere al centro è il territorio, per ricostruirlo bisogna ripristinare il tessuto sociale, e c’è bisogno di coinvolgere le amministrazioni locali, che devono avere un ruolo di primo piano nel processo decisionale”.
D’accordo con i due interventi è stato Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, che ha parlato di ‘prevenzione civile’: “un termine di moda perché è lo slogan utilizzato dal Governo per presentare Casa Italia”. “Il nostro Paese – ha detto – è bellissimo, ma allo stesso tempo fragile perché geologicamente giovane e manifesta la sua vulnerabilità sotto gli aspetti sismico, vulcanico e idrogeologico”. Sull’argomento sisma: “Negli ultimi 50 anni sono stati spesi circa 150 miliardi di euro per riparare i danni del terremoto, in media tre miliardi all’anno, la stessa cifra che il Governo prevede di stanziare per Casa Italia”. Per il Presidente CNG: “mitigazione del rischio e prevenzione dovrebbero essere al centro dell’agenda di governo, e auspico che anche Casa Italia venga costruita non dal tetto ma dalle fondamenta, le quali non possono che essere i geologi e la geologia”. “Abbiamo ribadito al Governo che si può realizzare un’efficace messa in sicurezza dei territori e del costruito solo con un’approfondita conoscenza geologica di base”. “Mancanza della carta geologica, ritardi della microzonazione sismica e le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni rappresentano al momento delle criticità importanti per il raggiungimento degli obiettivi” ha concluso.
Nel corso del convegno sono state analizzate le sequenze sismiche iniziate il 24 agosto che, secondo Alessandro Amato, dirigente INGV, “non sono finite, si registrano ancora 150 scosse al giorno”, situazione che paradossalmente consente di migliorare il grado della conoscenza. “Dal punto di vista della previsione – prosegue Amato – oggi abbiamo dati sufficienti per studiare i sistemi di faglie e monitorarle in maniera più completa rispetto al terremoto di Colfiorito, condizione che ci aiuta meglio a capire quello che accade prima di un terremoto, ciò – tuttavia – non vuol dire che siamo in grado di dire dove e quando avverrà il prossimo terremoto”. Un dato importante emerso dalla relazione di Amato è la nuova carta di pericolosità nazionale che sostituirà quella pubblicata nel 2006, strumento che porrà importanti presupposti per una migliore pianificazione del territorio, sia per le nuove costruzioni in zona sismica che per l’adeguamento del costruito.
Gli effetti diversificati dei due eventi sismici del 24 agosto e 30 ottobre sono stati richiamati da Gianluca Valensise, Dirigente INGV, che ha sottolineato come “la differenza tra Norcia e Amatrice consiste nella qualità di partenza delle abitazioni in relazione alla possibilità economica dei proprietari, in una memoria storica della popolazione e nell’opportunità di ristrutturazione dovute a terremoti del passato”. Affermazioni degne di riflessione quelle dello studioso dell’INGV, che sottolinea come “ad Amatrice è crollato tutto nel sisma del 24 agosto, a differenza di Norcia che ha subìto, il 30 ottobre, un terremoto di magnitudo superiore”.
Sull’argomento ricostruzione è intervenuto l’architetto Alfiero Moretti della Struttura commissariale per la ricostruzione che si è dichiarato assolutamente favorevole al raddoppio degli incarichi professionali per le prestazioni specialistiche relative alla ricostruzione nelle aree sismiche. Sullo stesso tema, Umberto Del Basso De Caro, Sottosegretario Ministero Infrastrutture e Trasporti, si è detto “vicino ai geologi perché la ricostruzione è un momento difficile nella storia del Paese”.