L’etichetta nutrizionale sul vino e gli altri alcolici non deve tradursi in un inutile aggravio di oneri burocratici per le aziende vitivinicole, a partire da quelle medio-piccole che contribuiscono in misura importante al nuovo record delle esportazioni di 5,6 miliardi nel 2016. Ad affermarlo è la Coldiretti nel commentare la decisione della Commissione Ue di lasciare ai produttori un anno di tempo per trovare un accordo su un’etichetta per fornire ai consumatori informazioni circa gli ingredienti e le calorie. L’obiettivo comune – ricorda la Coldiretti – deve essere quello di fornire informazioni corrette senza però che questo vada a caricare le imprese agricole di adempimenti burocratici difficili da sostenere, considerata la grande varietà delle produzioni Made in Italy. La stessa “voglia di trasparenza” – denuncia Coldiretti – dovrebbe però essere garantita anche su altri aspetti del settore vitivinicolo che oggi danneggiano i produttori italiani e i consumatori di tutto il mondo, dalla possibilità consentita dall’Unione Europea ai paesi del Nord Europa di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero, pratica vietata nel nostro Paese, a quella di permettere la vendita di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose con la semplice aggiunta di acqua.