La piaga della fame nel mondo e’ tutt’altro che estirpata e lo spettro della malnutrizione continua ad affliggere il pianeta con 108 milioni di affamati nel 2016. E’ quanto denunciano Onu e Unione europea in un rapporto diffuso oggi che indica come maggior responsabile di questa infinita tragedia il mix letale di conflitti, aumento record dei prezzi delle derrate alimentari e condizioni climatiche estreme. Secondo il dossier, il numero delle persone in situazione di “grave insicurezza alimentare” e’ aumentato del 35% rispetto al 2015, quando gli affamati erano 80 milioni. L’espressione ‘grave insicurezza alimentare’ si riferisce a persone che gia’ soffrono di malnutrizione acuta e che non hanno mezzi di sostentamento sostenibili, come le tante famiglie africane costrette ad abbattere i loro capi di bestiame per sopravvivere.
Secondo gli esperti che hanno stilato il rapporto, la gia’ grave situazione peggiorera’ quest’anno per la carestia che minaccia Sud Sudan, Somali, Yemen e nord-est della Nigeria. El Nino, si legge nel dossier, e’ reso ancor piu’ micidiale dai cambiamenti climatici e causa eventi estremi con temperature molto elevate, siccita’ e inondazioni. Inoltre, in nove delle piu’ gravi crisi umanitarie individuate, la guerra civile e’ una delle cause principali di fame. Oltre alle aree a rischio carestia, Paesi come l’Iraq, la Siria (e i rifugiati siriani nei Paesi confinanti), il Malawi e lo Zimbabwe hanno sperimentato una diffusa insicurezza alimentare. “Siamo in grado di fermare questa strage”, ha sottolineato Jose’ Graziano da Silva, direttore generale della Fao, chiedendo alla comunita’ internazionale di “intensificare gli sforzi per salvare, proteggere e investire nei mezzi di sussistenza rurale”. E non si tratta solamente di una questione umanitaria: “La fame acuisce le crisi alimentando l’instabilita’ e l’insicurezza”, ha osservato Ertharin Cousin, direttrice del Programma alimentare mondiale (Pam), “quella che oggi e’ una sfida per la sicurezza alimentare, domani diventera’ una sfida per la sicurezza ‘tout court’. E’ una corsa contro il tempo e il mondo deve agire ora per salvare la vita a milioni di persone”. Il dossier, che tiene conto di diverse metodologie di misurazione, e’ il frutto della collaborazione tra l’Unione europea, diverse agenzie delle Nazioni Unite, l’agenzia statunitense Usaid e alcune organizzazioni regionali.