Neo e melanoma: medici di famiglia in rete con l’Università Federico II per una diagnosi precoce

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Stanare il melanoma nelle fasi iniziali di crescita neoplastica, distinguere in fase precoce tra nei comuni, lesioni benigne e forme tumorali aggressive della pelle per intervenire subito, quando è necessario, con l’asportazione chirurgica, l’unica in grado di guarire al 100% le lesioni e agire nei tempi giusti con le chemioterapie innovative, i farmaci immunologici e gli anticorpi monoclonali che sono capaci di cronicizzare la malattia anche quando in metastasi cambiando la storia clinica di un tumore che resta ad elevata mortalità.

Sono questi gli obiettivi di un progetto di collaborazione no profit clinico diagnostico  stipulato tra la sezione di Dermatologia del dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Ateneo Federico II, 90 medici di famiglia della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) e un gruppo di specialistici ambulatoriali dermatologi territoriali per costituire una rete tra medici del territorio e università Federico II, centro di riferimento regionale di alta specialità in un modello Hub e spoke già sperimentato con successo il altri settori clinico assistenziali.

Il progetto di collaborazione è stato presentato oggi, presso la sede dell’Ordine dei medici di Napoli con gli interventi Fabio Alaya, direttore della dermatologia dell’Ateneo Federico II, di Giuseppe Monfrecola, direttore della scuola di specializzazione in dermatologia, Massimiliano Scalvenzi associato presso la stessa cattedra insieme ad un gruppo di chirurghi plastici tra cui Francesco D’Andrea, direttore di cattedra alla Federico II e una delegazione di medici di famiglia aderenti alla Fimmg responsabili del progetto tra cui Luigi Sparano, segretario provinciale Fimmg di Napoli, Vincenzo Schiavo e Luigi Sparano.

Il miglioramento della diagnosi precoce del melanoma cutaneo, con la valutazione delle lesioni sospette – avverte il prof. Alaya – è un tassello in più aggiunto al percorso di miglioramento dei tempi della diagnosi registrato negli ultimi anni grazie alla più diffusa informazione, alla sensibilizzazione dei pazienti portati alla osservazione dei propri nei, ai controlli periodici e ai tempi di individuazione delle lesioni più efficaci grazie alla rete tra strutture sanitarie territoriali e ospedaliere e universitarie di II livello”. “Quel che è certo aggiunge Scalvenzi – è che la valutazione corretta e in fase iniziale delle lesioni sospette consente di modificare il percorso terapeutico e migliorare l’efficacia e appropriatezza degli interventi terapeutici. D’altra parte la prognosi del melanoma cutaneo è strettamente correlata allo spessore al momento della diagnosi e in tervenire tempestivamente può salvare la vita”. 

“Il corso di formazione – avverte Gabriella Fabbrocini, docente associato del gruppo melanoma dell’Ateneo Federico II –mira all’addestramento dei camici bianchi che sono più a contatto con i pazienti per la corretta valutazione dei nei e la diagnosi precoce del melanoma grazie all’utilizzo di una piattaforma di intelligenza artificiale (I 3 dermoscopy) realizzando un triage di tali pazienti”.

“I medici –conclude Mario Delfino – professore associato alla Federico II e componente dello stesso gruppo melanoma – saranno dotati di un nevoscopio applicabile al telefono – con cui potranno, in telemedicina, trasmettere in tempo reale le immagini sospette ad un server gestito dalla piattaforma informatica di Ippocratica Imaging  e da qui al nostro centro cui spetterà decidere se attivare e in quali tempi di urgenza un percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale, appropriato, codificato per gradiente di urgenza, consentendo di prenotare un intervento nell’ambito di una collaborazione interdisciplinare già completa da tempo presso l’Università Federico II”.

 

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