Contro la malaria “la lotta è ancora aperta“. A sottolineare l’importanza di incentivare il monitoraggio e di attuare strategie di contrasto mirate ai singoli Paesi sono anche i microbiologi clinici italiani dell’Amcli (Associazione microbiologi clinici italiani), che alla vigilia della Giornata mondiale contro l’infezione si schierano con l’Oms nel ricordare quanto la malattia resti ancora “una grave minaccia” nelle zone più disagiate del mondo.
“I cambiamenti climatici,” sottolineano gli esperti, “possono creare nuove condizioni favorevoli alla diffusione delle specie di zanzara Anopheles, vettore della malaria. Disastri come il terremoto e l’alluvione in Haiti, per esempio, hanno causato un aumento della diffusione dei casi di malaria. E le guerre,” aggiunge l’Amcli, “rendono difficile il controllo di questa come di altre malattie. Nonostante alcuni segnali critici sulla diffusione di questa grave infezione, i passi avanti in termini di riduzione dei nuovi casi ci sono stati. E gli esperti italiani evidenziano il ruolo delle strategie messe in atto dall’Oms e sostenute con i fondi di alcune nazioni.”
Purtroppo, spiega l’Amcli, “dal 2013 al 2015 si è rilevato un calo dell’applicazione di queste strategie (uso di zanzariere da letto impregnate di repellente, tecniche di diagnosi rapida e trattamento preventivo in gravidanza e nei bambini sotto i 5 anni), in particolare in alcuni Paesi per la presenza di atti di guerra. E’ una lotta a 360 gradi che insegna molto: dalla pace all’economia e al controllo delle malattie”. Il messaggio è che “occorre insistere” ed “estendere l’interesse, la vigilanza e le capacità di diagnosi nei Paesi potenzialmente meno a rischio soprattutto sui flussi di ritorno dalle aree a maggiore diffusione”, sottolinea l’associazione che “aderisce completamente” alle linee guida aggiornate dell’Oms sull’eliminazione della malaria, ribadendo come la vigilanza non debba essere “per nessun caso ridotta neanche in quei Paesi, come il nostro, da anni esenti da fenomeni rilevanti”.
Il punto di partenza sono oggi le direttive del ‘Global Technical Strategy for Malaria 2016-2030’ (fra gli obiettivi eliminare la malaria in almeno 35 paesi entro il 2030). “Come microbiologi clinici impegnati ogni giorno in Italia – dichiara Pierangelo Clerici, presidente Amcli e direttore dell’Unità operativa di microbiologia nell’Asst Ovest Milanese – condividiamo lo spirito del nuovo intervento dell’Oms, sintetizzato in un documento sottoposto periodicamente ad aggiornamenti, che offre non un approccio unico per tutti, ma suggerimenti e indicazioni che dovranno essere adattati alla realtà locale di ogni Paese”. “L’Oms con tutti i suoi sostenitori sta continuando la sua guerra per il controllo della malaria – aggiunge Annibale Raglio, responsabile Controllo infezioni ospedaliere, Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e coordinatore del Comitato di studio della parassitologia dell’Amcli – Dopo il fallimento della prima lunga battaglia dagli anni 1950 al 1970, si stanno ottenendo i primi grandi risultati: i decessi si sono ridotti di oltre la metà. Prima moriva un bambino ogni 30 secondi, poi uno ogni minuto e ora uno ogni 2 minuti. La lotta è ancora aperta”.
“Noi italiani, come tutti gli europei – evidenzia Raglio – rischiamo la malaria solo quando ci rechiamo in zone a rischio per vacanza o per lavoro o per attività di volontariato. E’ fondamentale rivolgersi ai centri specializzati e seguire le indicazioni date da siti Internet del nostro Istituto superiore di sanità o del ministero della Salute, o ancora dell’Oms o dei Center for Diseases Control degli Stati Uniti”. Per l’Amcli, conclude Clerici, “la malaria è l’unica vera urgenza in parassitologia, in poche ore (4-6) un soggetto può sviluppare una forma grave con elevato rischio di perdita della vita. La diagnosi è importante e oggi i microbiologi possono utilizzare diversi metodi, dall’esame microscopico alla ricerca del Dna del parassita con tecniche di biologia molecolare”.