“Le staminali sono una grande opportunità, non una certezza, e la scienza deve fare il suo corso con gli strumenti che in tanti anni sono stati messi a disposizione nell’interesse dei malati. Si tratta di un sistema che si basa sul metodo scientifico, che protegge i pazienti in primis e cerca di far sì che non si avventurino in viaggi della speranza, una iattura che sta proseguendo in tutto il mondo”. Il neurologo Gianvito Martino, direttore scientifico dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, preferisce non entrare nel merito della vicenda di Davide Vannoni, il ‘padre’ del cosiddetto metodo Stamina, fermato oggi con l’accusa di aver praticato in Georgia il metodo disconosciuto dalla comunità scientifica su pazienti reclutati in Italia.
“Dal nostro punto di vista di scienziati – spiega Martino all’AdnKronos Salute – il problema delle staminali è globale, non solo italiano. E questa è la dimostrazione. Far prevalere il senso della scienza anche rispetto a un’operazione del genere mi sembra da accogliere con favore. Si sta parlando infatti non di una cura o di una terapia, ma di un trattamento senza validità scientifica, stigmatizzato dalla comunità scientifica internazionale”. In situazioni simili, “chi ci rimette sono solo i malati – riflette Martino – Si ribadisce che una terapia per essere tale deve essere validata, riproducibile e condivisa dalla scienza. E’ molto importante far capire ai malati che non stiamo parlando in questo caso di una cura”. Le staminali, ribadisce, “rimangono una grande opportunità e le scorciatoie non servono a nessuno, non portano da nessuna parte. Ma diventano un modo per cui si approfitta della debolezza dei pazienti, che giustamente cercano le cure”. Queste scorciatoie, conclude il neurologo, “possono poi dimostrarsi truffe e aumentare i rischi che il malato può correre, non tanto i benefici”.