Tap, appello di 94 sindaci salentini: la protesta continua

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Sono 94 su 97 i sindaci della provincia di Lecce, firmatari dell’appello al Presidente della Repubblica per fermare la realizzazione del gasdotto Tap con approdo a Melendugno. E’ questo uno dei risultati della diciottesima giornata di protesta sotto la pioggia battente, contro l’infrastruttura che dovrebbe portare il gas dall’Azerbaijan e che ha visto decisamente impegnati tanti manifestanti nonostante abbia ottenuto tutte le autorizzazioni dei ministeri competenti. La giornata di oggi e’ stata caratterizzata da manifestazioni e dall’assenza di lavori nel cantiere di localita’ San Basilio, dove e’ in corso l’espianto degli ulivi dal tracciato del gasdotto. I mezzi e gli operai delle ditte incaricate da Tap di espiantare gli alberi e trasferirli alla Masseria del Capitano non si sono visti, cosi’ come le centinaia di uomini e le decine di mezzi delle forze dell’ordine che, nella passata settimana, avevano presidiato l’intera zona.

In totale erano 211 gli ulivi da spostare dalla prima parte del tracciato del gasdotto su cui la Tap intende lavorare: 138 erano stati espiantati prima di sabato e spostati nel sito preso in affitto dalla multinazionale, 19 vi sono stati portati nella prima mattinata di ieri mentre 11, sempre ieri mattina, sono stati temporaneamente trasferiti in un deposito vicino al cantiere, a causa dei blocchi stradali effettuati dai manifestanti. Tre alberi, inoltre, sono stati riportati nel cantiere dopo la manifestazione di protesta e su disposizione del prefetto di Lecce, Claudio Palomba. Nel cantiere restano anche 7 ulivi gia’ caricati sui cassoni, pronti ad essere trasferiti, 15 espiantati ieri e 18 da espiantare. I lavori potrebbero concludersi in poche ore ma il timore della Prefettura di Lecce, che sta gestendo in prima persona l’ordine pubblico, e’ che gli spostamenti degli alberi possano essere accompagnati da disordini come quelli del 28 e 29 marzo, ai quali le forze dell’ordine hanno risposto forzando il blocco dei manifestanti.

Dopo quei giorni sono stati lanciati ripetuti appelli alla non violenza, innanzitutto dal sindaco di Melendugno, Marco Poti’, che domenica sera ha parlato a circa duemila persone in piazza Sant’Oronzo, a Lecce. I sindaci rappresentano lo zoccolo duro della protesta, anche in considerazione del gran numero di adesioni dell’appello al Capo dello Stato, al quale Trans Adriatic Pipeline ha risposto con una lettera dettagliata, che replica punto per punto alle contestazioni e corregge quelle che vengono definite “inesattezze”. L’altra parte fondamentale della protesta sono gli attivisti che consentono il mantenimento del presidio davanti al cantiere ma anche tanta gente comune, che mette il proprio tempo libero a disposizione. Stamani a Melendugno sono arrivati anche una trentina di attivisti da Torino e dalla Val di Susa, nonche’ 150 studenti delle scuole superiori di Lecce, che hanno partecipato a una marcia nel centro abitato di Melendugno. Sul cantiere e’ stato presente anche Luca Casarini, gia’ leader del movimento No Global, insieme a una delegazione parlamentare di Sinistra Italiana.

Proprio sul cancello del cantiere e’ stato issato uno striscione, con il quale si chiedono le dimissioni del viceministro allo Sviluppo, la salentina Teresa Bellanova, sostenitrice della necessita’ di un’opera “strategica e perfettamente in regola con l’iter amministrativo“. La querelle sul gasdotto Tap, intanto, entra anche nella campagna elettorale per le elezioni amministrative di Lecce, con prese di posizione di tutti i candidati mentre domani, alle 9, la delegazione parlamentare e regionale di Direzione Italia terra’ una conferenza stampa nella sede di Lecce per spiegare la propria posizione in merito all’infrastruttura. In Salento, intanto, si lavora per realizzare proprio a Melendugno un concerto No Tap per il 1 maggio, sviluppando l’idea lanciata dal So What Festival, il cui appello anti-gasdotto ha raccolto 800 firme.

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