Terremoti: 60 fotografi per l’Italia del doposisma

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Uno sguardo costante sull’Italia colpita dal terremoto: è questa l’ambizione del progetto non profit di fotografia sociale e documentaria “Lo stato delle cose. Geografie e storie del doposisma”. Il progetto vede la luce online – sul portale www.lostatodellecose.com – con oltre 200 fotogallery e oltre 10mila immagini per raccontare L’Aquila oggi e l’Italia del doposisma, dai paesi in abbandono dopo il terremoto del 1980 in Irpinia fino al sisma di Amatrice e del Centro Italia nel 2016. Nasce così in questi giorni a L’Aquila il più grande osservatorio fotografico online sugli effetti dei terremoti in Italia: è il frutto del lavoro di 60 fotografi italiani che hanno condiviso le finalità documentarie del progetto, interamente autofinanziato e nato dalla volontà di non dimenticare le città e i territori del cuore più fragile dell’Italia. E il progetto nasce a L’Aquila perché è qui che nella primavera del 2016 un ”esercito” di 35 fotografi, provenienti da tutta Italia, hanno iniziato il loro lavoro di documentazione dei luoghi, esplorando in profondità la città, le frazioni e i paesi che portano le cicatrici del terremoto del 2009. Un lavoro forse senza precedenti che è continuato fino allo scorso 6 aprile – quando si è documentata anche la fiaccolata in ricordo delle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009 – e destinato negli intenti a proseguire nel futuro. Due terzi del patrimonio fotografico online sul portale dello Stato delle cose, infatti, interessano L’Aquila e i suoi territori. Non solo. Accanto a questo lavoro documentario merita evidenza ”3 e 32: Immota Manet”: una sezione dell’osservatorio che intende raccogliere in una sorta di ”museo virtuale” i più interessanti progetti che la fotografia d’autore italiana, dal 2009 in avanti, ha realizzato a L’Aquila: ecco allora i racconti, reportage e progetti di alcuni fra i più grandi fotografi italiani – come i premi World press photo Gianluca Panella e Massimo Mastrorillo – e di affermati fotografi documentaristi e fotogiornalisti come Dario Coletti, Simone Cerio, Allegra Martin, Alessandro Pace, Andrea Sarti, Stefano Schirato. Uno spazio anch’esso in evoluzione quello sui terremoti del 2016 e 2017 nel Centro Italia che vede la luce attraverso i reportage di fotogiornalisti come Giuseppe Carotenuto, Christian Mantuano, Matteo Minnella e Francesco Pistilli, il documentarista marchigiano Ennio Brilli e, fra gli altri, i fotografi Sante Castignani e Gabriele Cecconi, Emanuele Cardinali, Nicolino Sapio e Bruno Tigano, insieme con lo storico, scrittore e fotografo Alessandro Celani. Non solo. Ad apportare il loro contributo di riflessione sulla questione terremoto e la fragilità manifesta dell’Italia interna sul portale dello Stato delle cose fra gli altri anche gli scrittori Angelo Ferracuti e Franco Arminio, la scrittrice e giornalista Loredana Lipperini, firma di lungo corso delle pagine culturali di Repubblica e conduttrice di Fahrenheit su Radio Tre. E accanto a loro i contributi di ”addetti ai lavori” come la geografa Lina Calandra, l’antropologo Fabio Carnelli e il geografo ed esperto in disaster management Giuseppe Forino. Infine nella sezione ”Passato Prossimo” uno sguardo sul doposisma nel resto d’Italia, attraverso una serie di reportage nella Valle del Belice, in Sicilia, o nell’Irpinia straziata dal terremoto del 23 novembre 1980. Ideato e curato dal giornalista Antonio Di Giacomo, lo Stato delle cose è promosso e realizzato dall’associazione culturale senza fini di lucro La camera del Tempo con il patrocinio del Comune dell’Aquila e con la collaborazione dell’associazione culturale Territori, del Dipartimento di Scienze Umane e del Laboratorio di cartografia dell’Università degli studi dell’Aquila, dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, del Segretariato regionale per l’Abruzzo del Ministero per i Beni culturali. Media partner è la rivista di fotografia EyesOpen! Magazine. A supportare il progetto, rendendo possibile la realizzazione del suo sito web, l’impresa di comunicazione Carucci e Chiurazzi (per il concept e design) e Shiftzero (development e digital marketing). Il progetto è stato presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Fibbioni a L’Aquila, alla quale erano presenti l’assessore alla partecipazione Fabio Pelini, l’ideatore del progetto Antonio Di Giacomo, la prof.ssa Lina Calandra del Laboratorio CartoLab dell’Università dell’Aquila e Barbara Vaccarelli, presidente dell’Associazione Territori L’assessore Pelini, nel sottolineare l’altissimo livello qualitativo del progetto, ha evidenziato che l’osservatorio si propone come ”un occhio importante non solo sullo stato della ricostruzione, ma soprattutto sulle mancanze, sui non luoghi, che può servire come spunto di riflessione per non ripetere gli errori e le fragilità del passato. Quella dell’osservatorio fotografico- ha aggiunto Pelini – non è un progetto che si conclude con la presentazione odierna, al contrario è un lavoro in continuo divenire, che basa il suo punto di forza sulla partecipazione e l’interazione continua”. ”L’osservatorio fotografico- ha aggiunto Antonio Di Giacomo, ideatore del progetto- vuole essere una narrazione plurale e onesta dello stato della ricostruzione a L’Aquila e nel cratere sismico. Non abbiamo voluto estetizzare le macerie, ma abbiamo tentato una narrazione estesa, che andasse in profondità. Abbiamo fotografato la ricostruzione di molti cantieri dei beni culturali, ma al tempo stesso documentato l’incuria in cui versano molte scuole terremotate. Inoltre abbiamo lasciato spazio alla creatività degli studenti, tra cui quelli dell’Accademia di Belle Arti, che si sono cimentati con l’idea della città che vorrebbero”. La prof.ssa Lina Calandra, geografa dell’Università dell’Aquila e responsabile del laboratorio CartoLab ha sottolineato le motivazioni che hanno spinto il Dipartimento ad aderire con entusiasmo all’osservatorio. ”Non è stato un progetto come tutti gli altri- ha commentato- Grazie alla partecipazione del territorio, il racconto dei luoghi diventa l’essenza della democrazia”. La presidente dell’Associazione Territori, Barbara Vaccarelli, ha evidenziato infine lo sforzo organizzativo del progetto: ”Si è trattato di un lavoro intenso ed impegnativo, ma che ci lascia una grande eredità in dono”.

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