L’unico problemi evidente che sarà necessario risolvere è quello della durata delle batterie. Se, infatti, i progressi della ricerca in questo campo dovessero proseguire con i ritmi di crescita attuali, a quel punto tutto diventerebbe più facile. Per far volare “Wright One”, infatti, servirebbe una capacità energetica di circa 12mila kilowatt. Ad oggi, però, non esistono batterie in grado di garantire una tale potenza. E poi c’è il problema di sostituire gli accumulatori per far ripartire gli aerei una volta atterrati.
“Il modo in cui abbiamo disegnato il nostro velivolo – spiega Jeff Engler, uno dei fondatori della startup – permetterà di avere gruppi di batterie modulari, pesanti circa 25 tonnellate ma facili da cambiare in pochi minuti, così da evitare lunghi tempi di ricarica negli scali e consentire alle compagnie aeree un’alta frequenza di voli“. Solo così “Wright One” riuscirebbe a conquistare il mercato. Se questa visione dovesse, invece, essere smentita dai fatti c’è già un’alternativa: un aeromobile ibrido alimentato da un motore elettrico, comunque più ecologico dei modelli in circolazione.
Il bassissimo impatto ambientale, con un taglio drastico dell’emissione di gas serra nell’atmosfera (di circa l’80%), sarebbe solo une della conquiste di “Wright One”. Ci sarebbe anche una netta diminuzione dei costi dei biglietti aerei. Mettendo a sistema il consumo di carburante di un aereo da 150-200 passeggeri per una tratta, appunto, di circa 500 chilometri (600 galloni) e il prezzo medio del combustibile (2,5 dollari a gallone) sono arrivati a stimare che – solo per il carburante – un volo del genere costa attorno ai 1,500 dollari. Con l’elettrico si dimezzerebbero le cifre (si resta sotto gli 800 dollari). Le compagnie risparmierebbero tanto e le ricadute positive sul consumatore finale sarebbero evidenti. I veicoli elettrici, però, sono anche notoriamente silenziosi, permettendo di ridurre l’inquinamento acustico.