Tra 10 anni potremmo volare su aerei a batterie: l’industria aeronautica punta sulle rinnovabili

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L’industria aeronautica è un punto cruciale per problemi ambientali come l’inquinamento dei cieli e, dunque, anche dei costi che gravano sulle compagnie aeree e sui passeggeri. E proprio per questo si punta sempre più sulle fonti rinnovabili. E i progressi sono talmente visibili e vanno così veloci che tra 10 anni si potrebbe volare tra Parigi e Londra su un velivolo elettrico, ovvero un aereo a reazione alimentato a batterie. E’ il sogno di Wright Electric, una startup statunitense – con sede in Massachusetts – che sta lavorando al progetto di un aereo di linea, adibito quindi al trasporto di massa, senza serbatoio per il carburante. Fino a questo momento sono stati diversi i progetti per rendere ecosostenibili i voli, ma si è trattato di visioni che immaginavano cabine in grado di accogliere pochissimi passeggeri.
Con gli aerei elettrici si potranno coprire tratte anche di 500 chilometri. Con Wright One, ovvero il futuristico aereo, dedicato ai due fratelli pionieri dell’aviazione, si va verso il futuro. L’idea è quella di far spostare fino a 150 persone su tratte a corto raggio, al massimo 500 chilometri, su aeromobili completamente elettrici. Potrebbe sembrare poco ma questa distanza rappresenta circa il 30% di tutto il traffico aereo, che si traduce in milioni di passeggeri ogni anno. Per capirlo basterebbe elencare alcuni ipotetici viaggi che si potrebbero organizzare se l’aereo di linea elettrico diventasse realtà: New York-Boston, Rio de Janeiro-San Paolo, Tokyo-Osaka. Un progetto che, per come pensato, punta a insidiare i grandi colossi dell’aria.

L’unico problemi evidente che sarà necessario risolvere è quello della durata delle batterie. Se, infatti, i progressi della ricerca in questo campo dovessero proseguire con i ritmi di crescita attuali, a quel punto tutto diventerebbe più facile. Per far volare “Wright One”, infatti, servirebbe una capacità energetica di circa 12mila kilowatt. Ad oggi, però, non esistono batterie in grado di garantire una tale potenza. E poi c’è il problema di sostituire gli accumulatori per far ripartire gli aerei una volta atterrati.

“Il modo in cui abbiamo disegnato il nostro velivolo – spiega Jeff Engler, uno dei fondatori della startup – permetterà di avere gruppi di batterie modulari, pesanti circa 25 tonnellate ma facili da cambiare in pochi minuti, così da evitare lunghi tempi di ricarica negli scali e consentire alle compagnie aeree un’alta frequenza di voli“. Solo così “Wright One” riuscirebbe a conquistare il mercato. Se questa visione dovesse, invece, essere smentita dai fatti c’è già un’alternativa: un aeromobile ibrido alimentato da un motore elettrico, comunque più ecologico dei modelli in circolazione.

Il bassissimo impatto ambientale, con un taglio drastico dell’emissione di gas serra nell’atmosfera (di circa l’80%), sarebbe solo une della conquiste di “Wright One”. Ci sarebbe anche una netta diminuzione dei costi dei biglietti aerei. Mettendo a sistema il consumo di carburante di un aereo da 150-200 passeggeri per una tratta, appunto, di circa 500 chilometri (600 galloni) e il prezzo medio del combustibile (2,5 dollari a gallone) sono arrivati a stimare che – solo per il carburante – un volo del genere costa attorno ai 1,500 dollari. Con l’elettrico si dimezzerebbero le cifre (si resta sotto gli 800 dollari). Le compagnie risparmierebbero tanto e le ricadute positive sul consumatore finale sarebbero evidenti. I veicoli elettrici, però, sono anche notoriamente silenziosi, permettendo di ridurre l’inquinamento acustico.

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