“Una cosa che porto nel cuore e che è difficile da raccontare sono gli occhi della mamma di Tomasino la prima volta che ha mangiato, a pochi giorni dall’operazione”. Una festa per la prima pappa di un bebè di 18 mesi può sembrare fuori dall’ordinario, non fosse che il piccolo in questione sarebbe stato condannato a nutrirsi a vita con un sondino, e invece grazie a un intervento eseguito dai chirurghi pediatrici del Policlinico di Milano, nelle scorse settimane ha potuto sperimentare per la prima volta quello che per i suoi coetanei è una banale normalità: i primi sorsi d’acqua, il latte col biberon, le prime pappe. Un graduale ritorno alla vita raccontato dal ‘camice verde’ che lo ha operato, Ernesto Leva, direttore della Chirurgia pediatrica dell’Irccs di via Sforza.
Tomasino (nome di fantasia) “è nato con una malformazione molto rara – spiega il medico all’AdnKronos Salute – una comunicazione fra la trachea e l’esofago che faceva sì che il latte finisse direttamente nei polmoni esponendolo al rischio di infezioni. E’ un difetto che si vede una volta ogni 2 o 3 anni. Noi che siamo un centro specializzato, al quale arrivano casi estremamente delicati, avevamo già trattato altri pazienti, quasi 15 finora. Anche bimbi più piccoli, neonati di qualche giorno, perché la diagnosi di questa patologia può essere fatta molto presto”. E anche per Tomasino, volato dalla Moldavia a Milano per operarsi, il verdetto dei medici è arrivato nel primo mese di vita. Una condanna che significa sondino a vita. E infatti il bebè è cresciuto unicamente grazie a un tubicino nel naso che gli portava il latte direttamente nello stomaco.
Per correggere il difetto, l’équipe dell’Unità operativa di chirurgia pediatrica del Policlinico ha affrontato un intervento complesso ma senza tagli, in toracoscopia. “Abbiamo inserito piccoli strumenti di 2 o 3 millimetri nel torace del bimbo, abbiamo isolato la malformazione interrompendo la comunicazione tra trachea ed esofago e ripristinando entrambi”, ricostruisce Leva. Già dal primo giorno dopo l’intervento, “Tomasino ha potuto respirare autonomamente“, continua Leva. Poi è cominciato un percorso graduale, ma veloce: dopo 5 giorni i primi sorsi d’acqua, “dopo 6 il latte, e poi pian piano le pappe che lui non aveva mai mangiato, visto che per 18 mesi era stato nutrito solo col latte via sondino”, dice il chirurgo.
Uno svezzamento ‘express’ che ha riempito di gioia la mamma.”L’intervento è andato veramente bene. Non per la bravura di un singolo chirurgo, ma perché qui al Policlinico c’è tutto che quello che serve. Al di là della soddisfazione di aver fatto la cosa giusta per il bambino – riflette il medico – rimane la convinzione che in questo ospedale, che è il vero ‘policlinico pediatrico’ di Milano, possiamo affrontare operazioni complesse perché intorno ai chirurghi ci sono una serie di specialisti super esperti”. “Nell’intervento su Tomasino, per esempio – precisa Leva – hanno avuto un ruolo fondamentale gli anestesisti, le infermiere che hanno seguito la rieducazione che ha permesso al bimbo di mangiare e tutto il personale. Un team multidisciplinare qualificato, preparato e attento. È molto bello sapere di lavorare in un posto dove si può offrire la miglior medicina ai bambini”.