Incendio sulla Pontina, pneumologo: “L’emergenza amianto c’è, adesso attendiamo i dati”

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Il rischio amianto in seguito all’incendio all’interno dello stabilimento Eco X sulla Pontina è reale. Lo afferma all’Agi Francesco Blasi, presidente della Società Italiana di Pneumologia. Sul tetto del deposito di stoccaggio dei rifiuti sembrerebbe infatti essere presente amianto incapsulato. “Attendiamo l’esito delle rilevazioni dell’Agenzia per la Protezione Ambientale che sta lavorando proprio a questo – afferma Blasi – ma è difficile pensare che l’incapsulamento possa reggere”, quindi è più che probabile che le fibre di asbesto si siano disperse nell’aria intorno all’impianto andato a fuoco.

“I dati Arpa per ora non hanno segnalato un incremento oltre i limiti delle sostanze tossiche ma l’amianto non viene rilevato normalmente e dobbiamo aspettare per sapere qual è il livello delle concentrazioni, cioè quante fibre sono in circolazione. – afferma Blasi – Una legge del 1995 stabilisce che il valore limite di esposizione non deve superare in ambienti di lavoro 0,1 fibre di amianto per centimetro cubico di aria. Invece il valore di allarme è di 50 fibre per metro cubo. Nel caso si sforasse questa soglia si entrerebbe in una fase di rischio che potrebbe comportare danni seri per la popolazione nel lungo periodo”.

L’amianto è un killer subdolo che non agisce nell’immediato ma presenta il conto a distanza di anni. “La fibra di asbesto non è piccolissima ma ha una forma a lancia e questo fa sì penetri facilmente nella profondità del polmone. – spiega lo pneumologo – L’esposizione acuta ha un effetto ritardato e dipende dal tempo di esposizione e dalla concentrazione cui si e’ esposti. Oggi vediamo gli effetti di un’esposizione avvenuta venti anni fa”. Per quanto riguarda le altre sostanze tossiche “che certamente sono state liberate nell’incendio – sottolinea Blasi – queste possono provocare tra la popolazione una forte irritazione delle vie aeree, effetti acuti di tipo bronchiale, e infiammazioni, soprattutto nei soggetti asmatici e nei bambini che sono i più esposti agli effetti collaterali a livello respiratorio.”

Per Blasi, i primi provvedimenti adottati dal sindaco di Pomezia vanno nella giusta direzione. “Ha fatto bene a chiudere le scuole per consentire il lavaggio delle aule. I lavaggi sono esattamente quello che va fatto, l’acqua è la migliore difesa perché fa precipitare le sostanze tossiche e le fibre di amianto”. Inoltre, “bisogna cercare di tenere la popolazione il più lontano possibile dal luogo dell’incendio, perché più la sostanza tossica è diluita e meno fa danni”.

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