Pompei: restaurato un plastico realizzato nel 1800

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Un plastico realizzato oltre 150 anni fa raccontato con un’opera di alta tecnologia: quello degli scavi di Pompei, uno dei simboli del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ora ‘raccontato’ ai visitatori con un video. Il progetto si chiama “Pompei: il plastico e la città. Orientarsi fra spazio e tempo” e avvia il riallestimento della sala XCVI del Mann che ospita il celebre modello della città romana in sughero fatto realizzare da Giuseppe Fiorelli nel 1861. Uno schermo da 85 pollici, inserito al centro della parete sulla quale è dipinto un Vesuvio, con evidenziate le dimensioni che aveva prima dell’eruzione, proietta un video di sette minuti prodotto da Altair4 Multimedia.

“È il primo passo del museo verso la tecnologia – spiega il direttore Paolo Giulierini – tecnologia che permetterà, progressivamente, di leggere in maniera completa le nostre collezioni”. “Dopo questa prima sperimentazione, dedicata al plastico di Pompei, che si inserisce in un parziale riallestimento della sala curato da Valeria Sampaolo, Andrea Mandara e Francesca Pavese – prosegue Giulierini – arriveranno, entro l’anno, la rete wi-fi completa nelle sale museali e moltissime applicazioni non invasive per i molteplici pubblici, a partire dai bambini fino ai diversamente abili, grazie al progetto Pon Accessibilita’, finanziato dal Mibact”.

I filmati e le ricostruzioni 3D del video donano una visione della città prima dell’eruzione e permettono di capire quale fosse la reale posizione di Pompei in rapporto alla vicina linea costiera e al Vesuvio, e come il Vesuvio stesso, nel 79 d. C. alla vigilia dell’eruzione, si presentasse agli antichi abitanti della città, più simile a una dolce collina che a un minaccioso vulcano. Il grande modello in sughero riproduce in scala 1:1000 gran parte delle insulae rimesse in luce, ed è stato aggiornato fino al 1910. “A distanza di centocinquanta anni dalla sua realizzazione il plastico ha acquisito una preziosità museale che rischia in parte di compromettere lo scopo per il quale era stato concepito – dicono gli esperti di Altair4 – Il continuo dialogo che si stabilisce fra video e plastico ha perciò l’obiettivo di restituire alla maquette la sua funzione primaria, senza sminuirne il significato e valore storico”. 

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