Universo remoto: galassie in posa per la “foto di gruppo”

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Entità luminose e colorate che spiccano in un ritratto corale sul background scuro dello spazio profondo: così, nell’ultima fatica fotografica di Hubble, si presenta la numerosa ‘famiglia’ di galassie che costituiscono l’ammasso Abell 370.

Il cluster, situato ad una distanza di circa 4 miliardi di anni luce nella costellazione della Balena (Cetus), fa parte di un gruppo di sei ammassi analizzati nell’ambito di Frontiers Field, un programma che studia cluster massicci per condurre ricerche sulla materia oscura e sull’Universo più antico.

Il ritratto di Abell 370, che deve il suo nome all’astronomo statunitense George Abell (autore di un catalogo di cluster), è stato realizzato dallo storico telescopio NASA-ESA, in una combinazione di luce visibile e vicino infrarosso, con gli strumenti ACS (Advanced Camera for Surveys) e WFC3 (Wide Field Camera 3). Nell’immagine, l’ammasso svela in tutto il loro splendore le centinaia di galassie che ne fanno parte e che sono tenute insieme dalla reciproca influenza gravitazionale.

Il panorama – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – si presenta come un mix di varie tipologie di galassia: quelle più grandi e luminose sono di forma ellittica e contengono ognuna miliardi di stelle, mentre quelle di un tenue colore blu sono galassie a spirale – come la Via Lattea – e sono ‘abitate’ da popolazioni di stelle più giovani.

Nella foto, inoltre, spiccano delle strutture ad arco (immagine a destra), anch’esse di colore blu, che hanno suscitato l’interesse degli studiosi sin dalla metà degli anni ’80, quando Abell 370 era stato già immortalato ad alta risoluzione.

Gli astronomi hanno poi constatato che si tratta di immagini distorte di altre galassie, collocate nelle remote pieghe dello spazio dietro il cluster.

Queste lontane entità sono troppo deboli per poter essere osservate da Hubble, nonostante l’acutezza del suo ‘sguardo’ elettronico; tuttavia, secondo gli studiosi, esse appaiono nel ritratto di Abell 370 perché il cluster si comporta come una lente che ingrandisce e allunga gli oggetti celesti che si trovano sullo sfondo.

Il fenomeno, che in pratica ricorda le deformazioni delle ‘case degli specchi’ dei luna-park, è prodotto dal campo gravitazionale del cluster. La forza di gravità di tutte le stelle e di altro materiale presente in Abell 370 distorce lo spazio e influenza la luce che viaggia attraverso l’ammasso verso la Terra.

Quindi, cluster come Abell 370, sono di grande interesse per la comunità scientifica perché consentono di lanciare uno sguardo verso le galassie remote che popolavano l’Universo nella fase più antica della sua storia.

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