Mentre fra Spagna, sud della Francia e Italia si comincia a boccheggiare per la calura sempre più intensa delle “cellule temporalesche” e dei piccoli sistemi convettivi a mesoscala stanno cominciando a prendere forma nel cuore del deserto del Sahara, dando la stura a brevi e ben localizzati acquazzoni, accompagnati da una discreta attività elettrica. La cronica assenza di stazioni meteorologiche di rilevamento su territorio così vasto, come quello del Sahara, ci impedisce di poter reperire dati pluviometrici affidabili. Nonostante la scarsa presenza di stazioni di rilevamento sul campo possiamo fare riferimento alle moviole satellitari per poter osservare la formazione e la localizzazione di questi fenomeni nel cuore dell’entroterra desertico. Localmente questi temporali sono in grado di scaricare dei brevi rovesci di pioggia che potranno bagnare appena l’arido terreno desertico a sud del massiccio montuoso dell’Ahaggar.
Lo sviluppo di queste “cellule temporalesche”, con la formazione di diverse cumulogenesi evolute in cumulonembi in prossimità dei principali rilievi dell’Ahaggar, viene innescata dal transito di infiltrazioni di aria più umida in quota. Ma anche da una significativa “anomalia positiva della tropopausa dinamica” che attualmente troviamo in azione poco a nord-ovest dell’area dell’Ahaggar. Non è un caso se gran parte di questi temporali si stiano sviluppando proprio a ridosso dei rilievi. I moti convettivi vengono esaltati anche dallo “stau” esercitato dall’importante massiccio montuoso dell’Algeria meridionale alle correnti sud-occidentali, che attualmente prevalgono in quota.
Questi temporali, seppur disorganizzati e piuttosto isolati, durante la fase di nascita e formazione sono alimentati da forti “updrafts”, visto il potenziale termico presente nei bassi strati (aria molto calda d’origine sub-tropicale continentale) che fanno esplodere verso l’alto i cumulonembi, facendogli raggiungere delle altezze considerevoli, ben oltre i 10-12 km. A queste quote le incudini dei cumulonembi vengono spazzate dai violentissimi venti del “getto sub-tropicale” (di solito provengono da Ovest o SO) e si portando a notevole distanza dalla base dei cumulonembi, divergendo verso est, assumendo il tipico asse obliquo, ben identificabile dalle moviole satellitari, causando anche una importante perdita di aria (dalla sommità) sospinta dal “getto“ stesso.
In questi casi, per la perdita di molta aria pilotata dai bassi strati dai moti ascensionali all’interno del temporale, la “cellula temporalesca” è costretta a richiamare altra aria calda dall’ambiente circostante, intensificando notevolmente il temporale che può divenire veramente forte, apportando precipitazioni molto forti accompagnate da impetuose raffiche di vento prodotte dai “downbursts” (forti correnti discendenti che raggiungono il suolo e tendono a divergere orizzontalmente in più direzioni). Al momento le “cellule temporalesche” che si stanno originando sopra l’Ahaggar, non hanno interessato da vicino la città di Tamanrasset, una delle più importanti di tutto il deserto algerino, dove al momento i cieli si presentano nuvolosi, e velati dal pulviscolo desertico che viene sollevato dai tesi venti meridionali che stanno soffiando sull’entroterra desertico dell’Algeria meridionale.
Tamanrasset è la principale città dell’Algeria meridionale, eppur trovandosi ad oltre 1000 metri di altezza gode di un clima spiccatamente desertico, con pochissime precipitazioni annue. La media pluviometrica annua si aggira a soli 53,6 mm. Solitamente, sulla regione dell’Ahaggar, il grosso delle precipitazioni annuali si concentra durante la stagione estiva, nel corso di manifestazioni temporalesche pomeridiane, solitamente indotta dalla risalita verso nord dell’ITCZ (fronte di convergenza tropicale) che favorisce la propagazione dell’umido flusso del “monsone di Guinea” (venti al suolo da SO o SO) fino all’area sahariana e all’Algeria meridionale. Qui l’aria umida, di origine marittima, insinuandosi fra le più calde e secche masse d’aria preesistenti presso il suolo, provoca delle destabilizzazioni atmosferiche che favoriscono lo scoppio di intensi temporali “termoconvettivi” che alle volte possono evolvere in più complessi sistemi temporaleschi a mesoscala.