Terremoto, l’Anci. senza insediamenti stabili a rischio la comunità, “i piccoli Comuni vanno finanziati”

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“Riguardo al Terremoto ci sono due grandi temi, due temi enormi, quello della macerie, per il 92% ancora in strada, e quello delle casette: senza insediamenti stabili, le comunità disperse non si ricostituiscono. Ma accanto alla ricostruzione materiale occorre occuparsi di vincere la sfida della ricostruzione sociale. Serve un finanziamento stabile, un bando destinato alle aree interne, sul modello del bando periferie. Uno strumento di sviluppo affidato ai Comuni”. Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, intervenendo durante la diciassettesima conferenza nazionale Anci piccoli Comuni a San Benedetto del Tronto, ha posto il problema del futuro dei Comuni colpiti dal Terremoto, tema strettamente connesso con quello del futuro dei piccoli Comuni in generale, alle prese con il rischio spopolamento.

L’Anci ha presentato una fotografia della situazione. “Sono al di sotto dell’asticella dei cinquemila abitanti 5.591 degli ottomila Comuni italiani. Negli ultimi quarant’anni in circa duemila Comuni la popolazione si è ridotta del 20%. Ci sono tremila Comuni disabitati, molti sono scarsamente abitati. Esiste pero’ un dato in controtendenza: in 581 enti, il 10% dei piccoli Comuni italiani, la popolazione cresce mediamente del 9%, superando di tre volte il trend negativo dello spopolamento (3%). In questi Comuni del gruppo controesodo cresce il reddito imponibile e cresce il numero di stranieri.”

“Questo significa – rileva Decaro – che lo spopolamento non e’ una sorte ineluttabile, che per il controesodo, ‘fattore di unita’ del Paese e propulsore di benessere per tutti’, come ci ha scritto nel suo messaggio il presidente Mattarella, si puo’ lavorare. Partendo da un dato: la dimensione demografica non e’ un difetto, lo spopolamento, il rischio desertificazione lo sono”.

Per non subirli occorre una politica stabile di investimenti, che prenda le mosse da quello che i piccoli Comuni possiedono: appartiene alla categoria il 73% dei borghi più belli d’Italia, il 94% dei ‘piccoli’ vanta almeno un prodotto dop (marchio di denominazione di origine protetta). Per investire in ambiente, in cultura, in valorizzazione del territorio, servono risorse. “Chiediamo al governo – ha concluso Decaro – la creazione di un fondo nazionale mirato a finanziare un grande programma di sviluppo dei piccoli Comuni, che, prendendo a modello quanto realizzato con il bando periferie nelle città capoluogo, finanzi progetti per riqualificare i centri storici e recuperare edifici in stato di abbandono, e incentivi l’animazione imprenditoriale e la qualificazione professionale. Non c’è controesodo senza occupazione”.

 
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