La Siccità che sta investendo il Paese sta colpendo anche le regioni del centro sud rischia di mandare in tilt il sistema a causa della vetustà della rete idrica e della pessima gestione delle risorse. La Regione Calabria, come annunciato ieri dal consigliere regionale delegato all’Agricoltura, Mauro D’Acri, ha avviato l’istruttoria per la richiesta dello stato di calamità naturale invocato dalle associazioni agricole.
I danni iniziano a farsi sentire e sono pesanti: il raccolto sta registrando una perdita del 30% in tutti i settori produttivi e stimano il danno in 570 milioni di euro, ma anche l’utilizzo idropotabile rischia le pesanti conseguenze del gran caldo i cui effetti si accentueranno in agosto, periodo in cui le presenze sulle zone costiere della Calabria raddoppiano a causa del richiamo del mare.
Il trend turistico è positivo ed è proprio nelle aree in cui si prevede il maggior flusso di bagnanti che i tecnici dell’Arpacal, la società che gestisce le risorse idriche regionali, sentiti dall’AGI, prevedono il rischio di criticità. Si tratta delle fasce costiere ionica (in parte alimentata dalla basilicata che ha ridotto l’erogazione essendo a sua volta investita dall’emergenza) e tirrenica cosentina, dove da tempo ormai la società idrica sta lavorando per ovviare al rischio che i rubinetti rimangano asciutti.
“Gli schemi idrici – dice il presidente della Sorical, Luigi Incarnato – sono vetusti e la gestione dell’acqua avviene in assenza di una logica industriale senza la quale si rischia l’effetto Roma”. Uno dei problemi e’ senz’altro costituito dalla frammentazione della gestione dell’acqua a uso civile: ognuno degli oltre 400 comuni della Calabria provvede da se’ a portare l’acqua nelle case dei cittadini. La competenza della Sorical, a differenza di quanto avviene in altre regioni come ad esempio la Puglia dove opera la societa’ Acquedotto pugliese come gestore unico, si arresta davanti ai serbatoi comunali.
La stessa Sorical, che nelle scorse settimane ha indirizzato ai sindaci una lettera contenente l’invito a vigilare severamente contro sprechi e usi impropri dell’acqua, sta mettendo in atto tutto quanto è nelle sue possibilità per alleviare la situazione. L’azienda immette ogni anno 400 milioni di metri cubi d’acqua nella rete regionale per coprire il fabbisogno; il resto, pari a circa 250 milioni, proviene da sorgenti.
La situazione è relativamente tranquillizzante nelle aree urbane servite da invasi, ma è estremamente delicata proprio nelle zone servite dalle sorgenti che sono state prosciugate dal gran caldo. A risentire meno della Siccita’, non a caso, sono la citta’ di Catanzaro e il Vibonese. Nel primo caso (dove pure l’erogazione aviene a singhiozzo a causa delle continue rotture dell’acquedotto comunale) come spiega il responsabile del compartimento area centro di Sorical Massimo Macri’, e’ determinante il duplice utilizzo dell’acqua di alcuni invasi, come quello del Passante, sia a scopo irriguo sia per l’alimentazione della rete idrica cittadina; nel Vibonese e’ la diga dell’Alaco a garantire acqua a sufficienza.
La citta’ metropolitana di Reggio ed il suo hinterland saranno presto dissetate dalla diga del Menta, mentre a Cosenza, dove, sempre secondo la Sorical, l’acqua e’ sufficiente, si registrano problemi nella parte alta della citta’ a causa, ancora una volta, dell’inefficienza della rete comunale. “Il sistema – spiega Sergio De Marco, che della Sorical e’ direttore dell’area operativa – funziona solo perche’ immettiamo piu’ acqua di quanto sarebbe necessario in un sistema efficiente. E’ chiaro che una riduzione anche minima comporta disservizi”. Le perdite diffuse nella rete idrica e gli allacci abusivi provocano un effetto letale. Da qui il richiamo ai Comuni, che invece invocano una maggiore disponibilita’ di acqua che in questo momento non e’ possibile garantire loro, ad una rigorosa vigilanza affinche’ si evitino sprechi. Dal canto suo, dice ancora De Marco, la societa’ idrica regionale lavora per l’efficientamento e la messa in esercizio di alcuni pozzi in disuso.