Il calo dei turisti in Umbria dipende soprattutto dagli italiani. I nuovi dati pubblicati dalla Regione Umbria sull’andamento dei flussi tra gennaio e maggio attestano una diminuzione del -25% negli arrivi e del -15,4% nelle presenze, rispetto allo stesso periodo del 2016. Ma emerge chiaramente che il calo riguarda in modo rilevante gli italiani, con un -27,21% negli arrivi rispetto al -16,22% degli stranieri.
“Cio’ dipende dal fatto che nei nostri paesi europei di riferimento, Germania Paesi Bassi e Inghilterra, ormai non si parla piu’ di terremoto”, ha spiegato l’assessore regionale al Turismo, Fabio Paparelli. “L’Umbria e’ percepita come una regione tranquilla, in un contesto come l’Italia che non ha avuto problemi di sicurezza“. Le perdite piu’ significative si registrano ancora nella zona del cratere: la Valnerina nei primi 5 mesi del 2017 ha subito un calo del 78% negli arrivi, seguita dallo Spoletino, dove questi sono diminuiti del 39,5%.
Il comprensorio che in assoluto risentito di meno dei danni indiretti del sisma sul turismo e’ il Ternano, dove il calo deli arrivi e’ del 3,9%. Quanto ai pernottamenti, la zona che va peggio, subito dopo quella del cratere, e’ invece Assisi, con un calo del 26,85%. “Una citta’ che soffre un po'”, ha detto Paparelli, “perche’ registriamo molti turisti che vengono in giornata, visitano e se ne vanno, ma pochi si fermano a dormire”. Meglio Spoleto e il Trasimeno, in cui, invece, si registra un lieve aumento nelle presenze (4,4 e 3,9): un dato che, pero’, e’ in parte influenzato dal numero dei terremotati ancora ospitati dalle strutture ricettive.
“Gli sfollati stanno diminuendo sempre piu’, sono solo in alcuni alberghi e vengono compensati da tutti quei posti letto del cratere che ad oggi sono inagibili”, ha precisato l’assessore. “Nonostante l’eco mediatica non sia ancora del tutto sfumata, il calo del turismo e’ sostanzialmente inferiore a quello del post sisma del 1997, quando l’Umbria nell’anno successivo registro’ un -25% di turisti, nonostante non ci fossero i social e la globalizzazione della comunicazione. Oggi arrivano meno turisti ma si fermano di piu’, il turismo vive di presenze”.