“Stabilire un patto virtuoso tra sviluppo e natura, tra vita sociale e territorio, rappresenta una delle grandi sfide del presente e del futuro“: così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia per il trentesimo anniversario dell’alluvione in valtellina.
Il presidente si è recato ad Aquilone, una frazione di Valdisotto (So), per ricordare le 53 vittime della tragedia avvenuta nel luglio del 1987. Al suo arrivo Mattarella ha deposto un cuscino di fiori sulla lapide che ricorda le vittime dell’alluvione. Si è svolta quindi la cerimonia celebrativa nel corso della quale sono intervenuti il sindaco di Valdisotto, Alessandro Pedrini e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Il prefetto di Sondrio, Giuseppe Mario Scalia, ha consegnato 12 targhe ai rappresentanti delle principali istituzioni ed enti per le attività di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite. La cerimonia si è conclusa con il discorso del presidente Mattarella.
“Ne facciamo memoria qui, nel borgo di Aquilone, perché dieci giorni più tardi dalla prima inondazione, proprio su questa terra venne pagato il tributo umano più pesante, il più spaventoso: si lacerò la montagna e una parte di essa precipitò a valle cancellando ogni cosa. Tanto immane fu la valanga da risalire persino sul versante opposto, seminando ancora morte. Non possiamo – né dobbiamo – dimenticare e, del resto, le foto delle vittime di Aquilone ci ricordano quanto avvenuto e commuovono soprattutto quelle dei bambini – continua Mattarella – Un Paese, una società solidale, non dimentica chi ha perso la vita in circostanze così sconvolgenti, in giornate che resteranno per sempre cerchiate nella propria storia civile. Siamo vicini ai familiari, agli amici, a tutti coloro che hanno visto la loro casa distrutta, i loro beni svaniti o danneggiati dalla furia degli elementi, il lavoro perduto o comunque da reinventare. Quando un cataclisma si abbatte su un territorio, anche il più distante, la solidarietà non è un atteggiamento esteriore, ma la condizione stessa dell’essere nazione, cioè del costituire una vera comunità”.
“Non può esserci periferia in una società davvero coesa. Periferia è ciascuno dei luoghi in cui si vive insieme, si possono esprimere i talenti, manifestare le libertà, esercitare i diritti e i doveri dei cittadini. Il centro non è un luogo separato, o sovraordinato, ma è il nostro stare insieme, è il bene comune dell’intera Italia – aggiunge il capo dello Stato -. Lo sottolineo pensando anche ai cittadini delle Regioni colpite dal terremoto degli ultimi tempi. Devono essere certi che non li lasceremo mai soli ad affrontare le grandi difficoltà della ricostruzione e della riorganizzazione della loro vita sociale. Questo legame di carattere umano, che precede ogni scelta politica e istituzionale, è parte di quell’unità del Paese che la Costituzione pone saggiamente tra i valori fondamentali e supremi”.
Nel discorso di Mattarella anche un accenno all’emergenza incendi che sta colpendo il Paese in questo periodo: “È necessario chiamare i cittadini e tutte le energie della società alla partecipazione e all’impegno. Anche per affrontare nuove insidie e nuovi pericoli. Lo vediamo in questi giorni con gli incendi che divampano in tante Regioni e che spesso sono il risultato di azioni di criminali, da punire con forte determinazione e grande severità. A questo riguardo esprimo grande riconoscenza ai tanti servitori dello Stato, benemeriti della nostra società, nei Vigili del Fuoco e nelle Forze dell’Ordine, ai tanti volontari dei gruppi antincendi, che si stanno adoperando, con gande abnegazione e sacrificio, per spegnere gli incendi, per contrastare il fuoco appiccato da sciagurati colpevoli, che mettono a rischio la sicurezza delle persone, deturpano la bellezza del nostro Paese e ne danneggiano gravemente l’economia”.