L’Italia è il terzo Paese al mondo per esportazioni di oggetti d’avorio legale, preceduta da Regno Unito e Usa. Lo sostengono i dati raccolti dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites), ed elaborati dalla Ong ambientalista Environmental Investigation Agency (Eia).
Tra il 2010 e il 2015, si legge in uno studio diffuso in vista della Giornata mondiale dell’elefante che ricorre il 12 agosto, l’Italia ha esportato 8.627 oggetti in avorio, piazzandosi dietro ai britannici (36.135) e agli statunitensi (9.824). In base alle regole internazionali, ad essere esportabile legalmente e’ l’avorio importato prima del 1976, anno di entrata in vigore delle norme Cites a protezione degli elefanti, e munito di certificato.
E’ inoltre possibile mettere in commercio oggetti d’antiquariato – ad esempio pezzi degli scacchi, tasti di pianoforte, palle da biliardo – lavorati prima del 1947. Secondo lo studio dell’Eia, il Regno Unito e’ primo esportatore mondiale in tutti gli anni presi in esame a eccezione del 2015, in cui e’ stato superato dall’Italia per numero di oggetti esportati. Sempre nel periodo 2010-2015, inoltre, il Belpaese risulta la seconda nazione per esportazioni verso la Cina e Hong Kong, dove sono finiti 7.772 oggetti d’avorio.
Il primato – prosegue lo studio – è del Regno Unito (13.056 oggetti), mentre la medaglia di bronzo va allo Zimbabwe (6.021). Per Mary Rice, direttore esecutivo dell’Eia, le esportazioni d’avorio “stanno stimolando la domanda dei consumatori a livello globale e specialmente in Cina e Hong Kong, due dei piu’ grandi mercati al mondo sia per l’avorio legale sia per quello illegale”. Oltre a cio’, tale commercio offre “un’opportunita’ di riciclaggio dell’avorio illegale”.