Terremoto L’Aquila, Bassetti: “Ritardi nella ricostruzione delle chiese”

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Alla vigilia della sua visita all’Aquila, dove domani aprira’ su mandato del Papa la Porta Santa della Perdonanza nella Basilica di Collemaggio, il cardinal Bassetti e’ intervenuto nel dibattito sulla ricostruzione pubblica che coinvolge la Chiesa perche’ vicina alle popolazioni ma anche perche’ proprietaria di chiese non ricostruite. E cita la cattedrale aquilana di San Massimo ancora gravemente danneggiata a oltre otto anni dal sisma.

“Il mio invito, anzi, la mia supplica, alle popolazioni e ai responsabili della cosa pubblica, e’ quello di ritrovare la forza e il coraggio dei nostri padri, che pur tra mille difficolta’ hanno sempre avuto la forza di reagire alle distruzioni umane o naturali“, ha detto al mensile “Vola”, il giornale dell’arcidiocesi.

“Oggi – ha osservato – a motivo del terremoto, gran parte del patrimonio ecclesiastico rischia di andare perduto per sempre. Per questo motivo, occorre trovare delle vie sagge, percorribili e concrete per recuperarlo, al di la’ dei possibili errori e ritardi. Lo dimostra lo stato della chiesa cattedrale, dove i lavori non sono ancora iniziati”.

“Vengo all’Aquila chiedendo aiuto al Signore per testimoniare con semplicita’ la mia completa vicinanza a tutta la popolazione cosi’ duramente provata dai terremoti”, dice ancora. “Conosco il dolore di chi ha perso tutto: affetti, casa, lavoro e perfino un’identita’. E’ un dolore che penetra in profondita’ e puo’ far dubitare di tutto”, ha detto ancora il presidente della Cei nell’intervista.

“Ricordo ancora, come fosse oggi, le bellissime parole di Benedetto XVI nel 2009 in cui invitava i cittadini di Onna a fare ricorso all’unica cosa che il terremoto non aveva distrutto: l’amore di Dio. Un amore che rimane al di la’ della ‘nostra precaria esistenza terrena'”. “E porto con me – conclude il cardinal Bassetti – anche le stupende parole di Francesco che in un’udienza alle popolazioni colpite dal terremoto, piu’ di un anno fa, disse con grande sapienza che, dopo una tragedia del genere, anche se non c’era posto per l’ ottimismo, c’era ugualmente spazio per la ‘speranza’. Ecco io vengo a testimoniare, queste tre cose fondamentali: la totale vicinanza della Chiesa alle popolazioni terremotate; l’invito a non dimenticare la potenza vivificante dell’amore di Dio; e la speranza per la rinascita e la definitiva ricostruzione di tutti questi luoghi dell’Italia centrale colpiti dal sisma”. 

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