Nel 2016 il 14,5% della superficie agricola complessivamente utilizzata in Italia è coltivata con metodo biologico, toccando uno dei valori più alti mai registrati. Il 20,3 per cento in più sia di SAU, che arriva a 1796 mila ha, sia di numero di aziende, che toccano quota 72.154. Sono questi i dati più significativi sul mondo del bio presentati oggi al Sana di Bologna dal MiPAAF.
Un mercato che ha un giro di affari che sfiora i 5 miliardi di euro e che riguarda il valore complessivo delle vendite su tutti i canali dei prodotti bio, sia sul mercato interno sia su quello estero, secondo le stime di Firab, la Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica.
Secondo Nielsen le famiglie che hanno portato in tavola prodotti bio almeno una volta all’anno sono passate dal 74% all’83%. Parliamo di oltre 20 milioni di famiglie su un totale di 24,5 milioni.
“Ancora una volta – dice Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB – i cittadini dimostrano di essere più avanti della politica. Lo dicono i dati presentati oggi, i risultati della consultazione europea (presentati a luglio a Bruxelles) alla quale hanno preso parte 320.00 cittadini, e le conseguenti dichiarazioni del Commissario Hogan. Quest’ultimo ha riconosciuto che i fondi della Pac vanno ora a beneficio dei proprietari che praticano forme di agricoltura aggressiva e inquinante, come le monoculture e gli allevamenti intensivi e che è il momento di affrontare di petto il problema, prendendo sul serio gli obiettivi di sostenibilità per una politica agricola adeguata al ventunesimo secolo. Ma lo dicono soprattutto i dati sul bio annunciati al Sana dal ministero, che vedono il settore in inarrestabile crescita”.
La grande risposta alla consultazione pubblica sulla modernizzazione e semplificazione della Pac è arrivata principalmente da 3 paesi: Germania (147mila, 46% del totale), Francia (40mila contributi, 13%) e Italia (38mila, 12%).
Un messaggio inequivocabile sulla necessità di un cambiamento radicale della PAC, cosa su cui AIAB, da tempo, richiama l’attenzione del governo italiano.
“Aprire subito il dibattito sulla revisione della Politica agricola comunitaria, è sempre più urgente”, dice Vizioli, sottolineando che, in riferimenti alla crescita continua del settore “Ministero e Regioni non possono sicuramente attribuirsi alcun merito. il PSN (piano strategico nazionale per il biologico) è fermo; la ricerca per il bio brancola nell’incertezza di indirizzo e fondi; la rete rurale nazionale dedica al biologico solo due schede progetto delle 53 finanziate; i PSR non hanno creduto nel bio e sono largamente in grave ritardo su tutte le misure; le associazioni di categoria continuano la battaglia di retroguardia aggrappandosi alla difesa di una modello agricolo che ha fallito e non ha più la fiducia dei consumatori. Nonostante ciò gli ultimi dati ci dicono che il biologico cresce per merito soprattutto dei consumatori che con le loro scelte sono stati capaci di determinare una crescita imponente del settore, andando dove la politica non vuole saperne di andare”.
Da sottolineare come la crescita del bio sia in assoluta controtendenza rispetto allo scenario generale in cui versa il comparto alimentare, la cui spesa, nel 2016, dalle elaborazioni Ismea, ha registrato un -0,5% rispetto al 2015.
“In testa ai motivi della scelta – conclude Vizioli – c’è inequivocabilmente la paura dei pesticidi che ormai si ritrovano ovunque, nel cibo, nell’acqua, negli indumenti e, come recentemente dimostrato, nelle urine di donne in stato di gravidanza. Anche per questo ci attendiamo che il Ministro dia una parola chiara sulla posizione italiana all’ennesimo rinnovo decennale della licenza per il glifosate che ci sarà ad ottobre, come segnale della volontà di cambiare passo e tutelare i cittadini invece degli interessi delle multinazionali.”