Salute, fare ricerca nello Spazio: Congresso di Medicina Aeronautica a Roma

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“Lo spazio ci aiuta per esperimenti non solo di tipo medico, ma anche biomedico e genetico. E’ un ambiente molto buono per fare ricerca. Riuscire a mandare un lavoro scientifico nello spazio significa avere ricadute che si riflettono nella vita quotidiana”. A dirlo è Enrico Tomao, capo del Corpo sanitario aeronautico e generale ispettore capo, nel corso del 65.esimo Congresso internazionale di medicina aeronautica e spaziale, al via a Roma.

Il congresso durerà fino al 14 settembre e prevede la partecipazione di oltre 400 scienziati ed esperti del settore aeromedico provenienti da più di 80 Paesi. Al centro il benessere dei milioni di passeggeri che viaggiano quotidianamente a bordo degli aerei commerciali e i problemi dei professionisti del settore, piloti ed equipaggi, militari e civili, per incrementare sempre di più la sicurezza del volo. Tomao ha parlato anche delle eccellenze italiane, come quella del biocontenimento: “Abbiamo dato all’Organizzazione mondiale della sanità l’opportunità, attraverso l’aereonautica militare, del trasporto in bio contenimento. Cioè – spiega – riusciamo, tramite un vettore dell’aeronautica militare medici, a poter riportare in patria un nostro cittadino che dovesse avere problemi di SALUTE. Come il caso del medico di Emergency che in Sierra Leone contrasse l’Ebola e grazie all’Aeronautica militare rientrò vivo”.

“Nello spazio si possono portare le sperimentazioni più avanzate. Lì non c’è politica – precisa il capo del Corpo sanitario – lo spazio è di tutti. Vengono studiati gli elementi più importanti che servono alla popolazione, ad esempio per le patologie cardiovascolari. Si lavora anche su tutta la parte di bioingegneria e genomica – continua – che ci permetterà grossi salti di qualità nella cura dei tumori riuscendo ad individuare l’antigene del tumore e combatterlo con un’arma specifica, invece di utilizzare farmaci genericamente distruttivi”.

In apertura del congresso è stato consegnato il premio scientifico “I Guidoniani” a Nicoletta Sciaraffa, dell’università La Sapienza di Roma, e a Laura Lugli, dell’università di Bologna. Si tratta di un riconoscimento dedicato ai pionieri della medicina aerospaziale del secolo scorso. Il premio è stato assegnato alla prima ricercatrice per il miglior lavoro originale di medicina del controllo del traffico aereo e alla seconda per il miglior lavoro di medicina aeronautica e spaziale.

Il ruolo della ricerca è fondamentale perché permette anche di capire come funziona il corpo umano in condizioni estreme, studiando ad esempio l’esposizione di microorganismi ai raggi cosmici oppure aspetti psicologici, come stare in spazi angusti, ed anche materiali speciali per sviluppare tessuti che proteggano il pilota e l’astronauta”, ha concluso Massimo Inguscio, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche.

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