Scuola, ‘RoboToscana’: una rete per insegnare la robotica educativa

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Lunedì scorso presso la sede dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR) toscano è stata formalizzata la costituzione della Rete Scolastica Regionale della Toscana per la Robotica Educativa, denominata “RoboToscana”. Sono 24 le scuole di tutte le province toscane (coordinate dall’Isis Valdarno di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo) ad aver aderito, insieme a diverse università, tra cui la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e le manifestazioni di interesse da parte delle aziende: questa rete permetterà di formalizzare il collegamento tra il mondo della scuola, dell’università e della ricerca e delle imprese interessate in prima linea a una formazione per i giovani adeguata all’ingresso nel mondo del lavoro.

La robotica educativa per la Scuola Superiore Sant’Anna, e in particolare per l’Istituto di BioRobotica, è un percorso avviato da lungo tempo che, dopo varie collaborazioni con le scuole e la creazione di un Laboratorio Didattico Territoriale sulla Robotica Educativa in Valdera, realizzato attraverso uno specifico “Patto di Comunita’ Educante”, ha poi organizzato tutte le esperienze in un’attivita’ strutturata con un Accordo tra l’Istituto di BioRobotica stesso, l’Ufficio Scolastico Regionale toscano e la Regione Toscana. L’Accordo, finalizzato a utilizzare la robotica educativa come strumento didattico, nella sua prima edizione ha coinvolto 144 scuole, 357 insegnanti e il 30% delle scuole toscane, e nella sua seconda (che sta per terminare) ha interessato ben 192 scuole, 628 insegnanti e il 40% delle scuole toscane.

Numeri, spiegano, che hanno stimolato l’USR toscano alla creazione di una vera e propria Rete regionale, denominata RoboToscana, allo scopo di coordinare e condividere su scala regionale le esperienze fin qui maturate anche da parte di altri istituti e universita’, mettendole in sinergia con tutti i soggetti: le istituzioni scolastiche, il Miur nelle sue varie emanazioni territoriali, gli Enti Locali, le Universita’, e anche le aziende, pubbliche e private, che avranno tempo fino al 31 ottobre per aderirvi.

“La robotica educativa e’ lo strumento con il quale Paolo Dario, direttore dell’Istituto di BioRobotica e che ha vinto a giugno il ‘Ras pioneer award’, considerato il riconoscimento piu’ prestigioso al mondo nei settori della robotica e dell’automazione, ha ideato un modello di educazione che dalle scuole primarie arriva al post-doc, rivolgendosi a chi dopo il diploma intraprende la carriera universitaria ma anche a chi decide di lavorare, in una vera e propria, come l’ha denominata, “filiera educativa” che comprende educazione sin dai primi anni, formazione professionale e formazione alla ricerca.

E’ il modello dell'”ingegnere inventore” con cui l’Istituto persegue l’obiettivo di educare l'”ingegnere del XXI secolo”, ispirandosi alla grande figura di Leonardo da Vinci. Un nuovo ingegnere capace di governare i cambiamenti e le opportunita’ per la societa’ e per l’industria, un “organizzatore di creativita'” capace di trovare connessioni e intersezioni tra discipline diverse, di risolvere “problemi”, piu’ che studiare materie, con una visione globale combinata con una formazione in profondita’ e con la capacita’ di formulare un “pensiero sistemistico”, di sviluppare uno spirito imprenditoriale, competenze forti e attenzione ai problemi sociali.

Ma come raggiungere un obiettivo cosi’ elevato? A partire da un “modello europeo per l’educazione del nuovo ingegnere” basato su inter-disciplinarieta’ fra discipline tecniche e trans-disciplinarieta’ fra l’ingegneria, le scienze della vita e le scienze sociali e umane, consapevoli che l’innovazione “vera” (quella non incrementale, ma “disruptive” – o “radicale”, cioe’ quella che cambia la storia, in svariati settori, non solo in quelli tecnologici), nella visione del prof. Dario, la fanno gli innovatori (non le macchine), e una societa’ che voglia giocare un ruolo importante nel futuro deve dunque saper formare i suoi innovatori. Con la robotica educativa e’ possibile coinvolgere i giovani in grandi sfide e proporre loro obiettivi ‘alti’ e stimolanti, al contempo ispirandoli e dando loro la possibilita’ di creare nuove opportunita’, soprattutto con riferimento al mondo del lavoro.”

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