La Doc Venezia si fa digital. E, nell’era del 4.0, farà conoscere ai 23 milioni di visitatori annui di Venezia il legame della città lagunare più famosa al mondo con i luoghi del vino. Tre itinerari che porteranno il visitatore a scoprire calli, campi, vigneti sperimentali in broli di conventi o in isole lagunari ma soprattutto i luoghi dove degustare i vini della Doc Venezia.
Un progetto, quello della Doc Venezia, nato nel 2011 e che in 6 anni ha conquistato un posto importante nel mercato, come spiega il presidente del Consorzio Vini Venezia, Giorgio Piazza: “L’idea nasce dalla volontà ferrea dei produttori delle antiche denominazioni del territorio di renderle più appetibili al mercato creando una nuova denominazione e trasferendo nella Doc Venezia tutti i vitigni internazionali, dal Pinot Grigio al Merlot. Il nuovo Consorzio Vini Venezia ha così al suo interno 5 denominazioni”.
“Un’opportunità di mercato maggiore, quindi, avendo un nome molto potente – sottolinea – dal punto di vista evocativo, che è quello di Venezia, per i vitigni commerciali, i vitigni autoctoni rimasti dentro alle due Doc storiche e in più le due Docg che portano al vertice della piramide qualitativa del nostro territorio con la valorizzazione del nome Lison classico il Tocai e con il nome Malanotte del Piave la vinificazione più pregiata del vino Raboso. La nostra Doc, partita un po’ in sordina, è arrivata, in poco più di sei anni, ad essere la quinta Doc del Veneto, con oltre 330mila quintali di uva: una crescita importante che ci ha permesso di riposizionare questo territorio con una presenza fondamentale sul mercato”.
Sono tre i percorsi enoturistici che hanno come fil rouge il vino. Il primo tour, ‘Wine Tour Venezia – Le vie del vin e de altre merci presiose’, ripercorre le vie dei mercanti veneziani, in un itinerario che fa rivivere le vie del commercio e delle merci preziose dell’epoca, spizzicando qua e là vini e cicchetti. Il secondo, ‘Wine Tour Venezia – Culture e tratte d’oriente’, nasce per far scoprire l’importanza dei traffici con il Medio Oriente e l’influenza delle loro culture nella città veneta. ‘Wine Tour Venezia – De arti, de Vin e altre meravegie’ è pensato per gli amanti dell’arte, un percorso nel distretto artistico per eccellenza, tra le ‘meravegie’ (meraviglie) del passato e della modernità.
“E’ un progetto partito nel 2010: abbiamo esplorato, mappato e controllato tutte le viti che erano presenti a Venezia, nella città lagunare; abbiamo analizzato 130 Dna per andare a verificare vitigni che avevamo difficoltà a capire cosa fossero; li abbiamo recuperati e abbiamo fatto due vigneti, uno nel Convento dei Carmelitani Scalzi a Venezia e l’altro a Torcello, luogo dove c’è stata la presenza più importante della viticoltura in LAGUNA”, afferma Carlo Favero, direttore del Consorzio Vini Venezia.
“Questo recupero di quella che potremmo chiamare ‘archeologia vitivinicola’ – prosegue – si è reso necessario per riscoprire e soprattutto per ribadire la nostra identità viticola, per recuperare la biodiversità. Venezia è una città di mare, di commerci, qui sono arrivati tantissimi vitigni: noi abbiamo cercato di metterli insieme e vedere se anche dal punto di vista organolettico possono ancora manifestare delle opportunità non solo di mercato ma anche di cultura e di identità storica. Abbiamo fatto delle prime microvinificazioni l’anno scorso e stiamo preparando i primi due vini, uno bianco e uno rosso, che conteranno tutti questi vitigni“. I due vigneti sono visitabili su prenotazione durante l’anno per riscoprire questo legame che la città di Venezia ha da sempre con il vino.