Così all’Adnkronos Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, sull’allarme SMOG di questi giorni. “Le cause sono ormai note – continua il curatore del rapporto Mal’aria di Legambiente – se parliamo di inquinamento atmosferico in città abbiamo fondamentalmente il problema del traffico automobilistico perché le emergenze di questi giorni con le temperature ancora elevate sono molto più legate a quel fattore rispetto al riscaldamento, che arriva nei mesi invernali, ed è la seconda fonte principale in città di inquinamento”. C’è anche “il tema dell’industrie, delle aree portuali e delle altre fonti però se pensiamo alle città queste sono le due fonti principali”, ovvero traffico e riscaldamenti.
Quali le soluzioni possibili? “Noi abbiamo sempre detto che l’inquimento atmosferico si risolve se non si pensa solo ad un intervento puntuale ma si fa un’azione a 360 gradi soprattutto nelle città – sottolinea Zampetti – Questa azione deve portare innanzitutto a rivedere drasticamente il modo in cui ci muoviamo nelle città, l’Italia è tra i Paesi al mondo con maggior numero di auto per abitante, noi utilizziamo l’auto anche per fare spostamenti brevi che potrebbero essere coperti dal trasporto pubblico se funzionasse meglio”.
Al centro dell’azione ci dovrebbero dunque essere: “Trasporto su ferro, treni per i pendolari, e trasporto pubblico affidabile nelle città”. E poi, continua Zampetti, “bisogna rivedere gli spazi, città come a Parigi, ad esempio, stanno facendo una politica di riqualificazione per ridurre lo spazio da destinare alle auto e aumentare lo spazio da destinare ad aree verdi, pedoni, mobilità ciclabile”.
“Ad oggi in Italia manca un piano forte sullo SMOG, soprattutto mancano azioni coraggiose – afferma – Il lavoro fatto sulle Regioni dell’area padana, l’accordo firmato a giugno da Galletti con le quattro Regioni dell’area padana, di fatto si è risolto per la gran parte in azioni che sono i classici blocchi emergenziali del traffico, lo stop ad alcune auto. Insomma tutto questo ha partorito politiche che sono sempre le solite. Non si fa nulla per andare sulla prevenzione”.
“Servirebbero invece misure forti – continua – Ci sono città europee che hanno previsto da qui al 2025, o al 2020, lo stop totale ai diesel nell’ingresso alle città, Paesi come il Regno Unito che ha diffuso le aree a pagamento di ingresso in 27 centri urbani e tutti i fondi che ne derivano li sta reinvestendo in mobilità in quelle città”. Mentre “noi continuiamo ad avere piccoli e pochi interventi frastagliati sul territorio che non ci stanno aiutando a risolvere la situazione”.
Ma di chi è la responsabilità? “La responsabilità degli interventi è in capo alle Regioni e ai sindaci ma è chiaro che la responsabilità è anche del governo che potrebbe fare investimenti importanti in politiche che riguardano i territori urbani e non in grandi infrastrutture – conclude – Dovrebbe essere un’azione che riguarda più ministeri, Infrastrutture e trasporti, Ambiente, Finanze, un azione del governo”.