In 3 uomini su 4 con iperplasia prostatica benigna è presente un’infiammazione cronica che scatena i sintomi e favorisce la progressione della malattia. L’infiammazione è infatti all’origine dell’ingrossamento della prostata, ma cronicizzandosi condiziona pesantemente anche l’evoluzione della patologia e l’efficacia delle terapie classiche.
Ecco perché la Società italiana di urologia – durante il 90esimo Congresso nazionale Siu al via oggi a Napoli – ha emanato una nuova raccomandazione per il trattamento dell’iperplasia prostatica benigna, inserendo il riconoscimento dell’infiammazione cronica quale target terapeutico da trattare con un farmaco che abbia una dimostrata attività antinfiammatoria prostatico-specifica, come l’estratto esanico di Serenoa repens, un tipo di palma.
Una terapia che dovrà essere prescritta dal medico e che promette “minori effetti collaterali rispetto ad altri farmaci che causano invece più problemi di eiaculazione e cali di libido e desiderio, per i primi stadi della malattia”, spiega Vincenzo Mirone, segretario generale della Siu.
“I farmaci di elezione per il trattamento dell’iperplasia sono gli alfa-bloccanti e gli inibitori della 5-alfa reduttasi – ricorda Giuseppe Carrieri, ordinario di Urologia e direttore della Clinica urologica presso l’università di Foggia – Il problema è però che nessuno di questi ha una contestuale azione antinfiammatoria. Ecco perché l’aggiunta dell’estratto esanico di Serenoa repens diventa indispensabile, specie per quei pazienti che, oltre ai classici sintomi legati all’ostruzione del flusso urinario, presentano anche irritazioni dovute all’infiammazione”.
La Serenoa repens è una palma originaria dell’America sud-orientale e appartiene alla famiglia delle Arecaceae. “Non facciamoci ingannare da un nome che sembra quello di un integratore – precisa Carrieri – Quando parliamo di estratto esanico di Serenoa repens ci riferiamo a un farmaco a tutti gli effetti. Ma è vero che il principio attivo viene estratto proprio da questa pianta ed è in grado di antagonizzare la produzione di interleuchine e dei fattori di crescita. Ad oggi non ha mostrato di avere effetti collaterali e ha un elevato profilo di sicurezza”.