Il corpo umano trasformato in una rete di connessioni digitali come Facebook, gli organi riprodotti in laboratorio come avatar, persone sconosciute che diventano ‘gemelli digitali’ per curare le malattie con terapie sempre piu’ efficaci e su misura. Sono questi gli scenari fantascientifici che si intravedono nel futuro della medicina secondo Giuseppe Testa, direttore del laboratorio di epigenetica delle cellule staminali all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano.
“Ormai e’ possibile digitalizzare il vivente”, spiega l’esperto in occasione della premiazione dei bandi ‘Fellowship Program’, ‘Community Award’ e ‘Digital Health Program’, promossi da Gilead Italia per sostenere la ricerca e le associazioni di pazienti nell’ambito delle malattie infettive e oncoematologiche.
“Digitalizzare il vivente significa che le nostre funzioni biologiche, ma anche le caratteristiche fisiche dei nostri organi e tessuti, sia sani che malati, possono essere tradotti nel linguaggio dei computer, diventando una stringa, una sequenza di lettere computabile, archiviabile, calcolabile e comparabile. Non e’ un caso che il grande progetto di ricerca internazionale Human Cell Atlas, appena nato per creare un atlante delle differenze genetiche che distinguono le cellule del corpo, sia stato definito come il Facebook delle cellule umane”.
La conoscenza profonda dei meccanismi molecolari e’ arrivata a tal punto “che e’ ormai possibile estrarre il corpo dal corpo, creando degli avatar degli organi, ovvero degli organoidi prodotti partendo dalle cellule del paziente stesso, su cui poi studiare meccanismi di malattia e farmaci”, sottolinea Testa. Una simile profilatura in HD degli individui, fatta su larga scala grazie alle nuove tecniche di elaborazione delle grandi moli di dati (Big Data), “potra’ portare a riconoscere e a studiare i gemelli digitali, ovvero persone fisiche differenti e sconosciute, che condividono pero’ caratteristiche biologiche come una mutazione genetica o la risposta ad un farmaco”.