La chiamano “chipocalypse”, l’apolicalisse delle patatine dovuta alle forti piogge che nell’ultimo anno hanno devastato la coltura di patate della Nuova Zelanda, rischiando di mettere in ginocchio uno dei settori alimentari piu’ importanti al mondo. Le abbandonati precipitazioni, tra cui due gravi inondazioni che hanno colpito sia il Nord che il Sud, hanno fatto fuori il venti per cento della coltura annuale di patate e il trenta per cento delle regioni colpite era specializzato nella varieta’ ‘crisping’, quella dello snack preferito da milioni di persone.
La carenza e’ arrivata al punto che alcuni supermercati lo segnalano tra gli scaffali, annunciando un razionamento per non terminare le scorte. Foodstaff, proprietaria di una delle piu’ grandi catene di supermercati della Nuova Zelanda, ha reso noto che le carenze potrebbero durare anche nel nuovo anno.
“Questo non ha ancora influenzato la nostra attivita’ ma stiamo lavorando con i nostri fornitori per ridurre al minimo gli impatti potenziali”, ha detto al Guardian Antoinette Laird, responsabile relazioni esterne per Foodstaff. Il direttore generale della Potatoes New Zealand, Chris Claridge, usa invece toni apocalittici: “Si puo’ andare avanti una settimana senza politica, ma provate a fare una settimana senza patate – ha detto -. E’ un alimento fondamentale e la sua carenza sta diventando una questione di sicurezza alimentare”.
L’impatto economico comincia a farsi sentire. “Gli agricoltori di patate sono stati gravemente colpiti – spiega sempre Claridge -, se non riescono a raccogliere e a lavorare, non otterranno il loro reddito”. Le forti piogge avranno effetti anche sul raccolto dell’anno prossimo perche’ il terreno non e’ abbastanza asciutto per la nuova stagione. La Nuova Zelanda produce 500mila tonnellate di patate all’anno ed e’ il nono piu’ grande esportatore di patate al mondo. Circa due terzi della coltura annuale sono destinati alla trasformazione, con 250mila tonnellate in chips e circa 75mila tonnellate in crisps.