Sono circa cinque milioni gli italiani, il 7% della popolazione, che rinunciano alle cure del dentista per problemi economici. E la percentuale di rinunciatari sale al 12% se si considerano solo i lavoratori, come rileva un’indagine Istat negli ultimi 12 mesi. “Ma anche chi dal dentista ci va chiede solo gli interventi indispensabili, rinunciando a quelli che prevedono un investimento sul lungo periodo.
Si rinuncia anche all’apparecchio per i figli e a prestazioni di prevenzione importanti”, spiega Gianfranco Prada, presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi). L’Andi oggi ha organizzato a Roma un incontro sulla sanità integrativa, durante il quale ha lanciato una proposta per aiutare i cittadini a sostenere le cure odontoiatriche che punta proprio sulla sanità integrativa, sistema rimasto, in pratica, incompiuto per quanto riguarda il settore.
“Dall’osservatorio dei nostri studi – continua Prada – vediamo che la piccola ripresa economica nel Paese non ha ancora trasmesso quella fiducia sul futuro che permette al cittadino di investire sulla sua SALUTE, in particolare su quella della bocca, garantita in Italia soprattutto dal privato. I nostri pazienti selezionano solo gli interventi minimi indispensabili, necessari magari a tamponare il dolore o le situazioni di emergenza. Ma non programmano, come avveniva in passato, cicli di terapia più complessi che garantiscono a lungo termine la SALUTE. E questo nonostante i dentisti siano ormai organizzati per pagamenti agevolati, rateizzazioni negli anni ecc. Si tratta comunque di impegni economici notevoli che i cittadini non si sentono di poter affrontare”.
La proposta dei dentisti Andi è “di far decollare finalmente la sanità integrativa, così come era all’origine, ovvero mirata su quegli interventi che il Servizio sanitario nazionale non garantisce, e l’odontoiatria è tra queste”.
Il Ssn in questo settore, continua Parada, offre la copertura al 3-4% dei cittadini. Tutto il resto è lasciato al privato o ai viaggi della speranza nei Paesi dell’Est Europa. “La sanità integrativa doveva occuparsi di questo settore, ma non è mai decollata a causa di una norma, secondo noi assolutamente superata e da superare, in base alla quale per poter usufruire della sanità integrativa bisognava rivolgersi alle strutture accreditate con il Ssn che però in odontoiatria non esistono. E quindi, di fatto, questa norma ha bloccato l’operatività del sistema”.
La proposta Andi è quella di permettere, ai professionisti regolarmente autorizzati a svolgere l’attività, di offrire anche la sanità integrativa. “Abbiamo già pronto il nostro fondo ‘Fas’, che potrebbe partire domani, e permetterebbe a tutti i cittadini di mettere in deduzione dal proprio reddito, indipendentemente dal fatto di essere dipendenti, autonomi o pensionati, una quota fino a 3.600 euro l’anno, con un recupero fiscale molto più alto, come è previsto, appunto per la sanità integrativa in generale”