Sono partiti oggi a Bonn, sotto la presidenza delle Isole Fiji, i lavori della COP23, la Conferenza delle Parti della Convenzione sul Cambiamento Climatico dell’ONU, dove la comunità internazionale insieme ai principali attori economici e istituzionali è chiamata ad affrontare questioni chiave dell’accordo di Parigi e degli strumenti per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C.
Nel primo giorno della Conferenza il WWF, che alla COP23 sarà presente con un proprio padiglione, ha reso noti i risultati di un sondaggio condotto in 6 paesi (Australia, Cina, Francia, Germania, Italia, USA) da cui emerge come il cambiamento climatico rappresenti una delle maggiori fonti di preoccupazione, anche in relazione agli eventi estremi come la siccità (soprattutto in Italia e Cina). Ormai non c’è alcun dubbio sul fatto che gli scienziati concordino sul fatto che il cambiamento climatico sia in atto (in Italia c’è il maggior consenso su questo), che dipenda da responsabilità umana (Cina e Italia in testa) e che gli effetti si stiano già facendo sentire (anche su questo punto, l’opinione in Italia è netta, con uno schiacciante 80%).
Il sondaggio offre anche un’ulteriore chiave di lettura molto interessante per il nostro Paese. Anche nell’opinione pubblica italiana si è fatta strada l’associazione tra la lotta al cambiamento climatico con il benessere e la qualità della vita collegate alle soluzioni. Il sondaggio restituisce anche un altro elemento di grande rilievo. Il 96% degli intervistati, infatti, vorrebbe vedere i leader locali e le aziende protagoniste: anche i sindaci e gli amministratori delegati, vengono chiamati in causa per essere protagonisti di questa grande sfida globale.
Proprio a Bonn, coerentemente con quanto deciso a Parigi, ci sarà grande attenzione al ruolo gli attori non statali (dalle imprese alle città, dagli investitori ai governi regionali e locali), alle azioni da loro messe in campo e si discuterà di come integrarli maggiormente negli impegni nazionali e internazionali.
La COP23 rappresenta un grande banco di prova sugli impegni e la determinazione di chi ha sottoscritto e ratificato l’Accordo di Parigi: è indispensabile che gli Stati definiscano le linee guida per l’implementazione del trattato, che sta per diventare operativo, per far sì che questo sia effettivo a partire dal 2020. La COP deve anche lanciare un processo per incoraggiare i governi nazionali ad aumentare l’ambizione dei propri obiettivi nazionali a partire dal 2020.
Gli eventi climatici estremi che ultimamente si ripetono con drammatica ciclicità rappresentano un forte promemoria rispetto al valore della posta in gioco.
“Oggi, a Bonn, Petteri Taalas, segretario generale della Organizzazione Meteorologica Mondiale, ha esordito rassicurando i convenuti sul fatto che non ci saranno eventi estremi nella ex capitale tedesca durante la COP. È il segno del fatto che l’anno in corso ha rappresentato, davvero, un punto di svolta, costellato come è stato da fenomeni non consueti per frequenza e intensità. Ne sappiamo qualcosa nella nostro Paese, stretto tra siccità, nubifragi e alluvioni. E proprio l’Italia è citata dal rapporto WMO reso noto oggi, che tra l’altro prevede che il 2017 sia tra i 3 anni più caldi mai registrati. Ci auguriamo che Governo e Parlamento comprendano la gravità delle minacce e l’urgenza dell’azione nel nostro Paese, a partire dalla Strategia Energetica Nazionale che dovrebbe essere varata alla fine della settimana e che deve confermare l’impegno allo stop al carbone entro il 2025”, ha dichiarato da Bonn, dove partecipa ai lavori della COP23, detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.
Per il WWF, occorre imprimere una decisa accelerazione ai processi che sono partiti con l’accordo di Parigi, riducendo i tempi delle azioni necessarie ad affrontare l’emergenza e rafforzare gli impegni, in linea con il mantenimento del riscaldamento a 1.5°C