Se il regno di Cleopatra crollo’ la colpa fu anche dei cambiamenti climatici causati dall’eruzione di un vulcano nell’Artide. Lo rivela uno studio condotto dall’universita’ di Yale. La storia tradizionale vuole che la fine dell’Egitto tolemaico, durato dal 305 a.C. fino al 30 a.C. mostra una Cleopatra – forte dell’alleanza con il suo amante: il generale romano Marco Antonio – che vede il suo regno soccombere ad Azio sotto le truppe romane.
Tuttavia, secondo gli studiosi che hanno condotto la ricerca “Volcanic suppression of Nile summer flooding triggers revolt and constrains interstate conflict in ancient Egypt” pubblicato su Nature Communications, Cleopatra avrebbe iniziato a perdere il polso del suo regno gia’ dieci anni prima, quando il territorio fu investito da una serie di crisi ambientali che ebbero delle ripercussioni sull’economia, sulla stabilita’ politica e sulla capacita’ di combattere.
La causa scatenante fu l’eruzione di un enorme vulcano del 44 avanti Cristo da qualche parte nell’Artide. In particolare, spiegano i ricercatori, il fenomeno sprigiono’ grosse quantita’ di gas solforosi nella stratosfera che formo’ una cappa che bloccava i raggi del sole, riducendo la quantita’ di acqua che evaporava dagli oceani. E causando di conseguenza un crollo delle piogge.
Quando un vulcano erutta nell’emisfero nord, soprattutto alle alte latitudini, le correnti piu’ fredde possono mettere fuori quelle calde estive che determinano le precipitazioni in Africa. Nell’antico Egitto la scarsita’ delle piogge voleva dire assenza di irrigazione che, a sua volta, determinava cattivi raccolti e scorte di cibo insufficienti. Il tutto causò nell’ultimo decennio del regno tolemaico carestie, malattie e rivolte sociali che indebolirono la sfera d’influenza di Cleopatra.
“Sono stati descritti come degli idioti sempre ubriachi, dei despoti effeminati che non sapevano governare un Paese”, commenta Joseph Manning, storico dell’universita’ di Yale e co-autore dello studio. Una descrizione severa e bieca e ingiusta che arriva dagli antichi romani, continua Manning. “Adesso ci siamo resi conto che la storia e’ piu’ complessa. Quello che cerchiamo di dire e’ che per capire l’economia del tempo e’ necessario comprendere i problemi ambientali e quelli legati allo straripamento del Nilo”.
L’agricoltura egiziana, che doveva fare i conti con la siccita’, era estremamente dipendente dalle alluvioni annuali del Nilo, che dopo le eruzioni vide scendere il livello medio dell’acqua di 22 centimetri. “Se il livello dell’acqua non saliva abbastanza nulla sarebbe cresciuto”, spiega Francis Ludlow, storico del clima del Trinity College di Dublino. “Una catastrofe”.
“Sembra assurdo che un vulcano in Alaska, in Russia o in Groenlandia possa modificare in negativo il corso del Nilo, ma e’ esattamente cio’ che accadde”, ha dichiarato Manning. Della stessa opinione e’ anche Ludlow: “C’e’ molto scetticismo nella comunita’ accademica nell’attribuire ai grandi eventi cause ambientali”. “Alle persone non piace pensare che cio’ che accade va oltre il loro controllo, preferiscono attribuire i fatti alle gesta dei grandi uomini del tempo”.
L’intuizione e’ arrivata durante una cena. I due scienziati erano al loro terzo bicchiere di vino quando parlando iniziarono a mettere insieme le loro conoscenze come pezzi di un puzzle. Manning e’ un esperto del regno tolemaico, Ludlow delle eruzioni vulcaniche che si verificarono tra il 305 e il 30 avanti Cristo. Gli studiosi non considerano il disastro climatico l’unica causa della caduta del regno, gia’ messo a dura prova dalle pesanti tassazioni inflitte agli abitanti, dai conflitti etnici e dalle malattie. Gli esperti sanno bene che non tutte le eruzioni hanno portato ai disordini e non suggeriscono certo di buttare i libri di storia, ma mettono in guardia perche’ “la fine del Regno di Cleopatra deve essere inquadrata anche da un’altra angolazione”.