Non siamo solo noi i responsabili dell’obesità: un nuovo studio svela il ruolo di un fattore genetico

MeteoWeb

L’obesità non fa bene alla nostra salute e ci sono molte cose che si possono fare per controllare il nostro peso. Dieta, esercizio fisico, eccetera. Ma proprio perché esistono alcuni fattori che possiamo controllare, questo non significa che essere sovrappeso è una nostra colpa. E una nuova ricerca lo conferma: una mutazione genetica controlla quanto grasso immagazziniamo.

Inoltre, il gene in questione potrebbe essersi evoluto per proteggerci durante i periodi di carestia. Quindi, se vogliamo davvero dare la colpa a qualcuno, possiamo incolpare l’evoluzione – anche se probabilmente faremmo meglio ad astenerci completamente da colpe e giudizi. Se le campagne di sensibilizzazione sociale contro lo stigma legato all’obesità non sono ancora riuscite a convincerci, forse ci riuscirà questo nuovo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Quale gene è responsabile dell’obesità?

Il nuovo studio è stato condotto sui topi, che offrono una grande finestra su come funziona il corpo umano. Apparentemente, i topi che hanno mutazioni in un gene chiamato ankyrin-B sono più grassi di quelli che non ce l’hanno. Possiamo trovare l’ankyrin-B in ogni tessuto del corpo, legando le proteine all’interno della membrana di una cellula. L’effetto della mutazione di questo gene è stato notato per la prima volta qualche anno fa da Jane Healey, una dottoranda che lavora con il Dottor Vann Bennett, l’autore principale del nuovo studio. (Per inciso, il gene stesso era stato scoperto per la prima volta più di 30 anni fa dallo stesso Dottor Bennett.)

Per capire perché i topi con questa mutazione erano più grassi degli altri, Healey ha “progettato” topi che avevano varianti umane del gene ankyrin-B. Con molta sorpresa, i ricercatori hanno osservato che questi topi ingrassavano, e velocemente! I roditori immagazzinavano le calorie nel tessuto grasso, invece di diffonderle in altri tessuti dove sarebbero state bruciate per creare energia. Il Dottor Bennett spiega: “Il problema è che non sapevamo ancora come funzionasse questo gene. Esiste la convinzione comune nel settore che la maggior parte dell’obesità possa essere riconducibile all’appetito e ai centri di controllo dell’appetito che si trovano nel cervello. Ma se invece non fosse tutto nella nostra testa?”. Per capirlo, il Dottor Bennett, insieme a Damaris Lorenzo, un’assistente professoressa di fisiologia e biologia cellulare all’Università del North Carolina a Chaper Hill, ha iniziato un nuovo studio.

Come può un gene portare all’”obesità senza colpa”?

obesitàQuindi, nello studio, i ricercatori hanno completamente eliminato il gene ankyrin-B nei topi. Il team ha ripetuto alcuni dei precedenti esperimenti e ha scoperto che le cellule di grasso dei topi con questo gene eliminato erano due volte più grandi. Questo è avvenuto nonostante il fatto che i topi stessero facendo esercizio e mangiando la stessa quantità di cibo come quelli dal peso normale. La professoressa Lorenzo spiega: “Abbiamo appreso velocemente che l’accumulo crescente di lipidi nelle cellule di grasso si riversava sul fegato e sui muscoli. L’accumulo anormale di grasso nei tessuti portava all’infiammazione e all’interruzione della risposta all’insulina, un segno distintivo del diabete di tipo 2. Una simile concatenazione di eventi avviene spesso negli esseri umani, e questo rappresenta il motivo per cui l’obesità può essere così dannosa per la nostra salute”. Infatti, molti esperimenti hanno rivelato che la mutazione o l‘eliminazione del gene ankyrin-B cambia completamente un’altra proteina, che fondamentalmente apre le porte delle cellule adipose alla glicemia.

Il Dottor Vann Bennett, che è anche professore di biochimica alla Duke University School of Medecine di Durham, nel North Carolina, dice: “Abbiamo scoperto che i topi possono diventare obesi senza mangiare di più e che esiste un meccanismo cellulare sottostante per spiegare quell’aumento di peso. Questo gene potrebbe permetterci di identificare gli individui a rischio che dovrebbero guardare quale tipo di calorie mangiano e fare più esercizio per mantenere il loro peso corporeo sotto controllo. La chiamiamo “obesità senza colpa”.

 “Crediamo che questo gene possa aver aiutato i nostri antenati a immagazzinare energia nei periodi di carestia. Ai nostri tempi, dove il cibo è abbondante, le varianti di ankyrin-B potrebbero alimentare l’epidemia di obesità”. Secondo i ricercatori, l’1.3% dei caucasici e l’8.4% degli afroamericani sviluppano una mutazione di questo gene. Quindi, in futuro, il Dottor Bennett e il suo team pianificano di identificare le persone con queste varianti genetiche per vedere come influenzano il metabolismo.

Condividi