“La problematica relativa alle sostanze perfluoralchiliche (PFAS) e le conseguenti azioni da porre in essere per mitigare, e successivamente azzerarne la contaminazione, non sono un problema solo italiano, bensi’ esteso anche a molti altri paesi europei”. Cosi’ il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attivita’ illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
“Il rimedio nasce non a caso da un impulso europeo, al quale hanno dato immediato seguito attivita’ ed azioni nazionali che in modo coordinato e puntuale hanno toccato tutti i profili che attengono a queste sostanze che impattano sulla salute in primis, sull’ambiente, ma anche sulle attivita’ produttive e sull’agricoltura”, ha aggiunto.
Galletti ha spiegato che “sul territorio nazionale i primi monitoraggi delle due sostanze Pfos e Pfoa sono stati effettuati nelle Regioni Piemonte e Veneto, con la predisposizione di specifiche stazioni di monitoraggio (65 per il Pfos e 65 per il Pfoa in Piemonte; 347 per il Pfos e 347 per il Pfoa in Veneto). In data 17 ottobre 2016, Ispra ha comunicato che solo 4 Regioni (Veneto, Lombardia, Piemonte e Lazio) hanno predisposto programmi di monitoraggio per i Pfas. A inizio 2017 il ministero ha sollecitato le Regioni alla predisposizione dei piani di monitoraggio dei composti Pfas nelle acque superficiali, sotterranee e negli scarichi e ad assumere tutte le iniziative di competenza volte a controllare i corpi idrici”.
“Attualmente, oltre alle predette Regioni, hanno predisposto programmi di monitoraggio per i Pfas il Friuli Venezia Giulia, l’Umbria, la Val d’Aosta, la Provincia autonoma di Bolzano, la Puglia, l’Emilia-Romagna e la Provincia autonoma di Trento”. Il ministro ha quindi osservato come “in parallelo con l’attivita’ di supporto tecnico scientifico, dall’inizio del 2016, il mio ministero ha riassunto un ruolo pro-attivo nella governance di un accordo di programma con la Regione Veneto, con gli enti territoriali e le associazioni industriali sottoscritto nel 2005, finalizzato alla realizzazione delle condizioni per il riequilibrio del bilancio idrico nel distretto vicentino della concia, anche attraverso interventi nel settore acquedottistico, fognario e depurativo. Nell’ambito di tale accordo, il ministero dell’Ambiente ha compiuto la scelta di lasciare le risorse ministeriali, ammontanti a 23 milioni fino a oggi non ancora spesi, 10 dei quali da destinare al settore conciario”.
Inoltre “tenendo conto del nuovo quadro conoscitivo e dei nuovi obiettivi strategici risultanti dal Piano di gestione delle acque del 2016, sotto la guida del ministero dell’Ambiente e’ stato messo a punto un testo di accordo novativo – ha aggiunto -, che conferma la volonta’ di mantenere gli impegni finanziari assunti in coerenza con gli obiettivi individuati e nel quale il ministero si impegna a reperire ulteriori risorse per il perseguimento degli obiettivi legati alla problematica dei Pfas”.
“Nel Comitato di sorveglianza dell’accordo, tenutosi il 25 settembre scorso, il ministero dell’Ambiente ha avviato una prima interlocuzione per gli adempimenti previsti dall’articolo 3 dell’accordo in parola (utilizzo di 13 milioni) sulla base di un elenco trasmesso in quella sede dalla Regione. Sempre in occasione del Comitato, e’ stato formalizzato il progetto preliminare/fattibilita’ di Veneto acque riguardante l’approvvigionamento da fonti alternative per la soluzione della problematica dei Pfas“, ha concluso Galletti.