Diabete, prevenzione e cura sempre più vicini: ecco lo studio

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Il diabete di tipo 2, di cui soffrono più di mezzo miliardo di persone nel mondo, insorge quando le beta cellule pancreatiche non riescono a produrre abbastanza insulina per mantenere normali i livelli di glucosio nel sangue. Un nuovo studio nato dalla collaborazione tra i gruppi di ricerca di Pisa, Dresda, Francoforte e Losanna ha identificato un nuovo gruppo di geni malfunzionanti all’interno delle isole pancreatiche di pazienti affetti da questo tipo di diabete.

Gli autori sono membri dell’Imidia, il consorzio di ricerca costituitosi nell’ambito della progettualita’ europea sulle medicine innovative di cui hanno fatto parte 14 istituzioni accademiche europee, aziende farmaceutiche e imprese biotecnologiche, e l’obiettivo era quello di trovare nuove strategie per la rigenerazione, conservazione e protezione delle beta cellule pancreatiche, che producono insulina, per poter sviluppare strategie sempre piu’ efficaci per la prevenzione e la cura del diabete.

“I ricercatori – spiega una nota dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana – hanno condotto il loro studio comparativo basandosi non solo sulle isole ottenute da soggetti donatori di organo, ma anche su quelle provenienti da pazienti sottoposti a chirurgia pancreatica. Grazie a questo approccio, e’ stato possibile raccogliere cellule da molti soggetti diabetici e non diabetici (la casistica piu’ ampia disponibile a livello internazionale) e anche studiare isole di soggetti prediabetici. Gli studiosi hanno cosi’ identificato 19 geni la cui espressione era alterata nelle cellule provenienti da soggetti con diabete di tipo 2, in comune nei donatori d’organo e nei pazienti sottoposti a resezione pancreatica. In particolare, 9 dei geni identificati erano precedentemente sconosciuti da questo punto di vista”.

I risultati ottenuti, sottolinea Piero Marchetti coordinatore del gruppo pisano, “contribuiscono alla comprensione di cio’ che non funziona nelle isole pancreatiche nel diabete di tipo 2, per individuare nuovi metodi per meglio prevenire e curare la malattia e consentono nuovi standard di riferimento per le ricerche future”.

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