“Il livello di piena del Fiume Enza si è rivelato più alto di tutti quelli precedenti. Dunque i rimedi da adottare per evitare o quantomeno ridurre le esondazioni, su questo e gli altri fiumi appenninici, potrebbero essere due: 1) Un adeguamento delle casse di espansione agli attuali eventi meteoclimatici, con eventualmente anche aumento della capacità di stoccaggio delle acque; 2) Abbinare, dove le condizioni geomorfologiche lo consentono, alle casse di espansione anche delle casse di laminazione come si sta già facendo per il fiume Panaro in una zona a Nord Est di Modena peraltro allagata in occasione della rotta del Fiume Secchia del 2014.
Lo ha dichiarato poco fa Doriano Castaldini, geologo, ordinario di Geomorfologia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, Consigliere Nazionale Geomorfologi presso l’Associazione Italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia. “Bisogna verificare – ha proseguito Castaldini intervistato dalla stampa – anche l’integrità fisica degli argini stessi che possono essere minati da tane di animali fossiferi come nutrie, istrici, tassi, volpi. Infatti, nella rotta del fiume Secchia del 2014, la relazione della commissione scientifica appositamente istituita, ha messo in luce il fatto che l’argine sarebbe verosimilmente crollato per effetto dell’interazione tra la piena e il sistema di tane di animali selvatici”.