Santa Barbara: la principale festa religiosa di Paternò

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Santa Barbara è la principale festa religiosa di Paternò, ridente cittadina alle falde dell’Etna. Il culto della Santa venne introdotto dai Cavalieri dell’Ordine teutonico attorno al XIII secolo e, insieme a quello di Santa Maria degli Alemanni,  a Piazza Armenina, continua a testimoniare gli effetti del passaggio di quei Cavalieri in Sicilia. Il 22 luglio del 1576, quando il paese era sotto la signoria di Luisa Moncada e Luna, vedova di Cesare Moncada principe di Paternò, anche a Paternò, come nel resto dell’Isola, scoppiò la peste che in pochi giorni recò morte e distruzione. Il flagello ebbe origine nell’antico quartiere di Santa Barbara (oggi dell’Idria), donna Luisa fece costruire due lazzaretti, uno nel Convento di Sant’Antonio nella periferia sud e uno nel Convento dell’Annunziata nel lato nord, per permettere la cura dei malati. A una suora benedettina, che si trovava in uno dei lazzaretti, comparve in sogno Santa Barbara ed ella la supplicò di salvare il paese dalla peste; la sua supplica fu accolta e la città liberata dall’epidemia. Salvata dalla peste, la popolazione chiese ai Moncada di proclamare la Santa compatrona della cittadina insieme a San Vincenzo, ma i cittadini da quel momento acclamarono Santa Barbara Patrona principale di Paternò.

Da qui il desiderio e la volontà dei paternesi di costruire un nuovo grande tempio alla Santa Patrona e di celebrare con solennità i festeggiamenti in suo onore, per manifestare il loro affetto e la loro gratitudine. Il  27  luglio viene  rievocata  la Traslazione delle Reliquie, conosciuta da molti come la festa di Santa Barbara di mezza estate, ovvero la donazione delle sue sacre reliquie alla Chiesa di Santa Barbara, da parte dei Giurati di Paternò (27 luglio 1667) e dei padri Benedettini della chiesa della Gancia, avvenuta esattamente il 27 luglio del 1731. Il 27 maggio Paternò celebra la festa del patrocinio di Santa Barbara o più comunemente Santa Barbara delle Rose, festa istituita in occasione dell’eruzione dell’Etna nel 1780. Il 2 dicembre è il giorno delle varette, il 3 dicembre è la vigilia, con l’esposizione in chiesa delle reliquie della Santa, la solenne Concelebrazione Eucaristica e, in serata, la rappresentazione dell’entrata dei cantanti, cui seguono le antiche cantate delle corporazioni cittadine Mulinari e Muratori da parte dei fedeli, accompagnate dal corpo bandistico Città di Paternò.

Il 4 dicembre, giorno del martirio di Santa Barbara, sin dalle prime ore de mattino, le campane dela cittadina suonano a festa e vengono sparati 21 colpi di cannone dal Castello Normanno. Vi è poi la “svelata della Santa” ossia l’apertura della cameretta che custodisce, per tutto l’anno, il simulacro della Santa. Sulla vara d’argento massiccio viene issato il busto reliquiario di Santa Barbara, con i suoi ori e le sue meravigliose gemme, uscendo dalla chiesa solennemente tra spari, mortaretti, suono di campane e le melodie dei corpi bandistici, dando inizio alla processione. Una delle soste più significative della Santa, il mattino del 4 dicembre, è quella nella suggestiva chiesetta della Madonna dell’Itria, un tempo la sua chiesa. Con giorno cinque si conclude con una lunga processione per le vie della città, il cosìdetto “giro interno”, la festa dell’amatissima Santa Patrona. Come sempre, numerose manifestazioni folcloristiche, culturali e sportive fanno da corollario alla più importante festa religiosa di Paternò. L’11 dicembre, a otto giorni dalla festa, il busto raffigurante la Santa e lo scrigno contenente le sacre reliquie vengono portati a spalla dai fedeli in processione davanti alla chiesa: è un ultimo saluto dei cittadini a Santa Barbara.

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