“Se la finalità di una sperimentazione è arrivare alla clonazione dell’uomo, è eticamente e aprioristicamente condannabile. Se invece fosse a fini terapeutici, per curare l’uomo e non per crearne dei doppioni, ancora una sperimentazione sugli animali si immagina consentita, con tutte le accortezze del caso e ipotizzando che questi animali non abbiano sofferenze”. E’ la riflessione di Lorenzo D’Avack, presidente vicario del Comitato nazionale per la bioetica, dopo l’annuncio da parte di un team di scienziati cinesi della nascita di Zhong Zhong e Hua Hua, le prime scimmie clonate al mondo con la stessa tecnica utilizzata per la pecora Dolly.
“Una simile sperimentazione – spiega il giurista all’AdnKronos Salute – se porta alla clonazione dell’uomo, ha tutta una serie di ragioni etiche di contrarietà”. L’idea di creare uomini ‘fotocopia’ “non può neanche essere pensata. Se è a se stante, ci si può domandare dal punto di vista della tutela degli animali che utilità abbia tutto questo. Se fosse a fini terapeutici, il discorso è diverso. Se, cioè, ha ricadute utili per l’uomo può trovare ancora una giustificazione perché in realtà poggia sull’idea di poter arrivare a curare. E qui il giudizio è solo tecnico-scientifico, sul fatto che è una sperimentazione che può avere ricadute vantaggiose per la Salute umana. In questo caso ha un altro genere di giustificazione. Tutta la sperimentazione è fatta su animali ed è chiaro che potrebbe essere possibile, ma con tutte le accortezze del caso visto che c’è una legislazione che tutela gli animali”.