Festival di Torino, Fondazine BCFN: “Per centrare gli obiettivi dell’agenda 2030 dell’ONU occorre cambiare il nostro approccio al cibo”

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E’ il cibo l’elemento più trasversale sul quale intervenire per rendere il nostro sistema di vita finalmente sostenibile e raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Qualche esempio? Quando si parla di “obiettivo zero fame” s’intende ripensare un sistema che ha portato, nel mondo, 1 persona malnutrita o che non accede al cibo per ogni 2 persone sovrappeso o obese. Quando si chiede di perseguire una “vita sana per tutti” dobbiamo considerare che anche in Italia – patria della Dieta Mediterranea – il progressivo allontanamento da modelli alimentari sani ha reso sovrappeso o obeso (36,8%) 1 ragazzo su 3 (tra i 5 e i 19 anni). E anche a livello ambientale, quando si chiede di “tutelare l’acqua” si deve ricordare che, in media, il 70% del prelievo totale di acqua dolce è destinato all’irrigazione (mentre l’industria ne consuma “solo” il 22%). “Il cibo, per la sua trasversalità, svolge un ruolo fondamentale nel centrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU”, spiega Luca Di Leo, Head of Media Relations del Barilla Center for Food & Nutrition – “ma molte persone nel mondo non ne sono ancora pienamente consapevoli. Per questo, insieme alla Fondazione Thomson Reuters, abbiamo ideato il Food Sustainability Media Award, per incoraggiare i media a raccontare il cibo al di là del semplice gusto e a mettere in evidenza i paradossi del nostro sistema alimentare proponendo soluzioni concrete per superarli”.

Il cibo, insomma, è il trait d’union che, anche sul piano geopolitico, gioca un ruolo centrale nei processi migratori a cui stiamo assistendo. E’, infatti, la sua mancanza a spingere circa 1 miliardo di persone a “cambiare Paese” dove vivere, tra chi lo fa all’interno dei propri confini nazionali (760 milioni di persone) e chi sceglie un Paese diverso da quello dove è nato (244 milioni). Ogni punto percentuale di aumento dell’insicurezza alimentare costringe l’1,9% della popolazione a spostarsi, mentre un ulteriore 0,4% fugge per ogni anno di guerra. Un’insicurezza alimentare generata, soprattutto, dai cambiamenti climatici, che rendono impossibili le coltivazioni e la produzione di cibo in alcuni Paesi. Quegli stessi cambiamenti climatici fortemente influenzati dal modo in cui produciamo il cibo nel resto del Pianeta. Sono questi i dati nell’indagine dal titolo Food & Migration. Understanding the geopolitical nexus in the Euro-Mediterranean, condotta da MacroGeo per il Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) in collaborazione con la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Il report verrà presentato il 23 febbraio alle 11.10 al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino nel corso dell’incontro “Agricoltura e cambiamenti climatici: i campi non sono più gli stessi”.

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