Marina Monti-Birkenmeier, biologa marina del dipartimento Oce dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale-Ogs di Trieste, torna in Antartide, imbarcata per due mesi sulla nave da ricerca tedesca “Polarstern”, per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sul plancton. Partita oggi, la ricercatrice triestina fara’ scalo a Punta Arenas (Cile) dove si imbarchera’ alla volta del Mare di Weddell. Alla campagna prendera’ parte anche Tommaso Diociaiuti, assegnista dell’Ogs triestino.
Il progetto Please (Plankton Enigma in the Antarctic Sea Environment, finanziato dal Pnra-Programma Nazionale di Ricerche in Antartide), di cui Monti-Birkenmeier e’ responsabile, si inserisce nel progetto tedesco Poser (Population shift and ecosystem response, Krill vs Salps) coordinato dall’Istituto tedesco Alfred Wegener (Awi), integrandolo con lo studio sulla distribuzione e sul ruolo del microzooplancton nell’Antartide occidentale. Il microzooplancton – spiega l’istituto scientifico triestino – e’ costituito da organismi planctonici eterotrofi di dimensioni comprese tra 20 e 200 m, quindi non visibili ad occhio nudo.
Da un punto di vista alimentare costituiscono un anello fondamentale della rete trofica marina, in quanto sono in grado di predare sulla frazione piu’ piccola (microfitoplancton, nanoplancton e picoplancton) e, a sua volta, sono predati da organismi di dimensioni superiori. Gli organismi microzooplanctonici sono infatti importanti fonti di cibo per salpe e krill e un cambiamento nella loro composizione potrebbe innescare un effetto a cascata a breve e a lungo termine, nella struttura e nella funzionalita’ dell’ecosistema, influenzando sia la biodiversita’ che i cicli biogeochimici del sistema pelagico antartico.
I cambiamenti climatici interessano l’intero pianeta ma- ed e’ questo l’obiettivo di studio del centro di ricerca triestino – in alcune aree geografiche il fenomeno sembra essere piu’ rapido che altrove. Come il settore piu’ occidentale dell’Atlantico, nell’Oceano meridionale, una delle aree del pianeta che risente maggiormente del riscaldamento globale in atto, rendendola una delle aree piu’ interessanti per valutare la risposta dell’ecosistema ai cambiamenti climatici.
Il riscaldamento- spiega l’Ogs di Trieste – ha portato ad una riduzione della durata dei ghiacci invernali, con profonde conseguenze per gli organismi. Si e’ registrata infatti una flessione nell’abbondanza del krill (Euphasia superba) causata da uno sviluppo minore delle larve e da un inferiore sopravvivenza nei mesi invernali. Parallelamente a questa generale diminuzione della quantita’ di krill si e’ registrato un aumento della popolazione di salpe (Salpa thompsoni).
Quest’ultime preferiscono acque piu’ calde e libere dai ghiacci e riescono a crescere meglio rispetto al krill anche in situazioni di ridotte concentrazioni di plancton. Il rapido cambiamento climatico presente nella Penisola Antartica Occidentale, conclude l’Ogs, sta quindi alterando la struttura della comunita’ planctonica e di tutta la rete trofica.