“Un’incompleta promozione e adesione alle vaccinazioni”. E’ questo il rapporto tra immunizzazioni e sportivi professionisti, che “spesso sottostimano il rischio di diffusione di malattie infettive durante importanti manifestazioni sportive di livello internazionale, tra cui Mondiali di calcio e Olimpiadi”. E’ quanto emerge dal documento elaborato dalla Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) ‘Raccomandazioni delle associazioni scientifiche per le vaccinazioni negli atleti professionisti‘ in collaborazione con altre società scientifiche, tra cui la Siti, pubblicato sulla rivista ‘Medicina della sport’.
Secondo gli esperti, è credenza comune che gli atleti di alto livello – cioè che attualmente o in passato abbiano gareggiato come atleti universitario professionisti a livello nazionale o internazionale – abbiano un grado di benessere superiore a quello della popolazione generale e che siano in perfetta salute. Molte evidenze scientifiche suggeriscono però che, mentre l’esercizio moderato migliora la risposta immunitaria, l’attività intensa può creare uno stress del sistema immunitario esponendo questi atleti a un maggior rischio di malattie infettive, oltre che di infortuni.
Numerosi studi – suggerisce il documento – hanno dimostrato infatti che un’intensa attività fisica, caratterizzata da carichi di lavoro elevati durante gli allenamenti e da frequenti competizioni, può aumentare la suscettibilità alle infezioni virali e batteriche attraverso una riduzione dell’immunità sia umorale che cellulo-mediata, creando uno stato di soppressione temporanea a breve temine del sistema immunitario di una durata di 3-72 ore definita ‘open window’.
Inoltre, anche le trasferte internazionali (soprattutto in regioni dove vi siano malattie infettive endemiche), i grandi raduni o meeting, la condivisione di spazi comuni ristretti come camere d’albergo, mezzi di trasporto, spogliatoi e mense – evidenziano gli esperti – espongono gli atleti a un ulteriore rischio di trasmissione di patogeni. Le infezioni, quindi, possono avere un impatto maggiore in chi pratica sport ad alto livello: anche sintomi lievi possono impedire all’atleta di allenarsi in maniera efficace o compromettere la sua partecipazione a gare locali o a grandi competizioni internazionali, andando così a vanificare lunghi periodi di allenamento e sacrifici.
Alla luce di tutte queste valutazioni – secondo i medici – emerge come sia importante il ruolo della profilassi vaccinale che consentirebbe di salvaguardare la performance e la salute dell’atleta e di chi gli sta vicino. Nonostante il Comitato olimpico internazionale (Cio) abbia sottolineato l’importanza della valutazione dello stato vaccinale dell’atleta d’élite durante la valutazione periodica dello stato di salute, attualmente vi sono solo poche e generiche raccomandazioni e linee guida vaccinali sia a livello nazionale (vaccinazione antitetanica – Coni) che internazionale (vaccinazioni per atleta viaggiatore – Associazione internazionale Federazioni di atletica).
Alla luce della legge sull’obbligatorietà dei vaccini voluta dal ministro Lorenzin nel 2017, per gli esperti appare quindi importante stilare un vademecum sulle vaccinazioni che sia adeguato al rischio specifico proprio di ogni disciplina o gruppo di discipline sportive, a tutela della salute del singolo e della salute collettiva di una popolazione con caratteristiche ben diverse da quella generale.
Il giovane atleta reclutato da un club sportivo dovrebbe aver completato o completare, se non lo ha fatto prima, un adeguato piano di vaccinazioni, che includa tutte quelle raccomandate durante l’infanzia e l’adolescenza. E in caso di immunizzazioni incomplete, è necessario pianificare appuntamenti di follow-up.
Dunque, in base alla circolare del 16 agosto del ministero della Salute (recante le prime indicazioni operative per l’attuazione della legge n.199 del 31 luglio 2017), ogni atleta dai 0 ai 16 anni – suggerisce il documento – oltre alle vaccinazioni obbligatorie contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B, dovrà ricevere, altre 6 vaccinazioni obbligatorie: antipertossica, antimorbillosa, antirosolia, antiparotite, antivaricella e anti Haemophilus influenzae di tipo b.
In linea con il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-19, viene inoltre ribadita l’importanza di offrire attivamente e gratuitamente le seguenti vaccinazioni raccomandate: antimeningococcica B e C antipneumococcica e antirotavirus. Infine – conclude il documento – è opportuno ricordare che in caso di particolari condizioni di rischio o patologie, sono consigliate anche le vaccinazioni contro l’influenza e l’epatite A e che la natura internazionale di molti sport di squadra e di singoli può includere misure di protezione aggiuntive.