Ci sono luoghi, nella Sicilia dei Greci, in cui si può comprendere tutto: sono i luoghi del sacro. Uno di questi è stato visitato durante l’ultimo appuntamento di maggio di Comunicare l’antico. Conversazioni al Parco archeologico di Naxos, un progetto ideato e promosso dal Parco Archeologico di Naxos-Taormina e dal Festival Naxoslegge in collaborazione con l’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Archeoclub Giardini Naxos-Taormina-Valle Alcantara, l’associazione “Articolo 9. Siciliani per cultura” e Nostos – Festival del viaggio e dei viaggiatori.
L’archeologa Maria Grazia Vanaria ha accompagnato il pubblico alla scoperta dei santuari del Parco Archeologico di Naxos. «Nella prima colonia greca di Sicilia – ha spiegato l’archeologa – la collocazione dei luoghi di culto rispondeva a un criterio razionale dello spazio, quindi, a una suddivisione dell’area urbana che vedeva da un lato il pubblico con l’agorà e dall’altro la dimensione privata con il santuario e i piccoli templi. Proprio per questo il santuario risalente al VII secolo a.C. è delimitato da un muro, il temenos, che separava lo spazio sacro dall’area urbana, e sorge nell’angolo sud-occidentale dell’antica Naxos, una posizione più vicina agli elementi naturali, la baia di Naxos e il torrente Santa Venera, che meglio rispondevano al bisogno di spiritualità». Un viaggio alla scoperta degli antichi luoghi di culto proseguito nell’incontro al Museo Archeologico di Naxos con il saggista Sandro Consolato e il fotografo Luigi Nifosì. «L’aspetto sacro era molto importante nel mondo classico come dimostrano le numerose testimonianze disseminate nell’intera isola – ha sottolineato Fulvia Toscano, direttore artistico di Naxoslegge – Necropoli, santuari, templi costruiti dai greci e dai romani che hanno segnato, modificandone i luoghi, la religiosità della Sicilia».
«Un luogo – ha spiegato Consolato – si rivela come sacro, distinguendosi dagli altri spazi, quando si manifesta il Luminoso. Non c’è nessuna civiltà che non ne abbia costruito un luogo dedicato al culto e alla spiritualità. In particolare, possiamo considerare la Sicilia una terra sacra, a partire dalla prima colonia che i greci hanno stabilito nell’isola, che è appunto Naxos, hanno lasciato numerosi santuari, templi ed elementi votivi a dimostrazione di una comunicazione e di un legame con qualcosa di superiore». Un itinerario nei luoghi intrisi di sacralità catturati dagli scatti aerei del fotografo Luigi Nifosì e raccontati dal professore Sandro Consolato: dal Tempio della Concordia di Agrigento alla necropoli dei Sesi di Pantelleria, dalle tombe rupestri dell’antica Thapsos al santuario dedicato al culto di Athena ad Himera, dall’acropoli di Gela all’area archeologica di Naxos. «Nel mio lavoro fotografico – ha evidenziato Nifosì – ho voluto offrire una visione opposta a quella tradizionale che dalle piramidi, passando per la torre di Babele, fino ad arrivare ai tempi greci e alle cattedrali cristiane vede il luogo sacro come un tentativo di avvicinarsi al mistero della divinità. Con la fotografia aerea ho potuto capovolgere questo punto di vista: è come se Dio guardasse dall’alto le opere innalzate a lui».